DA LEGGENDA IN CAMPO ALL’EREDITÀ DI MOU: SOLSKJAER, LO UNITED NEL DESTINO
Da giocatore ha stabilito il record di gol partendo da riserva, ora la sfida più importante da allenatore: risollevare il "suo"
Manchester United reduce dal mini-regno di
José Mourinho. Per raccontare la storia d'amore tra
Ole Gunnar Solskjaer e i Red Devils non si può prescindere dal tornare indietro alla sera del 26 maggio 1999. Stadio Camp Nou di Barcellona, si affrontano il Manchester di
Sir Alex Ferguson e il
Bayern Monaco di Hitzfeld, finalissima di
Champions League. Uno degli atti conclusivi più entusiasmanti di sempre. Anche perché, al 90', i bavaresi conducono per 1-0 grazie alla rete messa a segno da Mario
Basler. Ma tempo quasi scaduto, i Red Devils prima pareggiano grazie a
Teddy Sheringham, poi trovano il gol della vittoria proprio con
Solskjaer che, sugli sviluppi di un corner, insacca il pallone alle spalle di Kahn, regalando allo
United quella vittoria nella massima competizione europea che mancava da ben 31 anni.
Ole Gunnar Solskjaer è nato il 26 febbraio 1973 a Kristiansund, un paese di poco più di 20 mila abitanti della Norvegia. La sua carriera nel mondo del calcio inizia con la maglia del
Clausenengen, squadra della sua città natale che militava nelle serie inferiori. Nonostante il palcoscenico poco importante, le sue qualità vengono però notate dal
Molde, che si assicurano le sue prestazioni. Con la maglia dei biancoazzurri realizza ben 20 reti durante la prima stagione, contribuendo al sorprendente secondo posto finale. Anche la seconda annata andò bene, tanto da attirare le attenzioni di un certo
Sir Alex Ferguson che, con il
Manchester United, lo acquistò per circa 2 milioni di sterline tra lo scetticismo generale dei tifosi dei Red Devils. Ben presto, però, anche loro impararono ad amare il ragazzo soprannominato “Baby Face” e - soprattutto - i gol che era capace di segnare. Ben 126 centri in 366 presenze totali agli ordini di
Ferguson. Decisamente più di un’alternativa nel reparto offensivo alle spalle di Cantona e Cole: al primo impatto in Inghilterra contribuisce al titolo sfiorando il tetto delle 20 reti, numero indossato sulla maglia per l’intera carriera. Una "super-riserva" per dirla come i media britannici, altro non fosse che schierato nelle parti finali delle partite riusciva comunque a lasciare sempre il segno. Con i Red Devils festeggerà anche il Treble (il Triplete) imponendosi pure in campionato e in FA Cup dopo il trionfo in Champions nella memorabile finale di Barcellona. Il 27 agosto 2007
Solskjaer si ritira dal calcio giocando, dopo una lunga e vincente carriera: in bacheca 17 titoli con lo United con 7 scudetti e 2 Champions League. E un record speciale: mai nessun giocatore del club aveva totalizzato 28 reti partendo dalla panchina. Furono 68mila i tifosi ad abbracciarlo in occasione della partita d’addio celebrata a Old Trafford nell’agosto 2008. Soltanto un arrivederci. Già, perché dopo essere stato una leggenda da calciatore, il 45enne norvegese ora si appresta ad affrontare la nuova sfida con il "suo"
Manchester United: traghettare il club almeno fino al termine della stagione dopo l'esonero di José Mourinho. "Il Manchester United è nel mio cuore ed è fantastico tornare in questo ruolo. Non vedo l’ora di lavorare con i talenti della squadra, lo staff e tutto il club". Da leggenda in campo all'eredità di Mourinnho: sempre dalla panchina, proprio come faceva da calciatore,
Solskjaer ha la possibilità di invertire la rotta della stagione dei Red Devils. Il popolo
United è tutto dalla sua parte.
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