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Da Seattle alla Fiorentina Women’s: Cincotta, l’allenatore nato manager

06.02.2020 | 23:55

Dal master in Bocconi in ‘Marketing and Management sport events’  insieme a Gianluca Vialli alla ‘Panchina d’Argento 2013’, nonché il premio come ‘Best Coach 2012’ del campionato italiano femminile A2 e i prestigiosi riconoscimenti statunitensi con l’AC Seattle. Antonio Cincotta è uno degli allenatori emergenti del calcio italiano, attuale tecnico della Fiorentina Women’s. Una carriera di tutto rispetto, nonostante l’età: classe ’85, inizia ad allenare addirittura a 16 anni, quando guida le giovanili della Masseroni Marchese di Milano (dai Pulcini agli Allievi passando per i Giovanissimi). Quindi le esperienze nel calcio femminile, prima con l’ACF Milan, poi con il Fiammamonza in A2, con cui è stato promosso in A e gli è valsa anche la ‘Panchina d’Argento’, e quella americana con il Seattle, dove nel 2013 ha vinto il campionato di Washington e l’Evergreen Cup. Senza dimenticare le scalate con il Milan Ladies, portato dalla C alla B, e con il Como, riportato nella massima serie dopo una splendida stagione. Nel 2016 l’approdo sulla panchina della Fiorentina Women’s: nell’anno successivo alla nascita del club, la Viola femminile con lui stravince Coppa Italia e scudetto, trofei ai quali si aggiunge un’altra Coppa Italia e una Supercoppa italiana nel 2018. Il futuro? Cincotta non si preclude alcuna strada (compreso il calcio maschile), con l’obiettivo di consacrarsi ulteriormente nelle vesti di allenatore-manager, dato che recentemente è stato ammesso al corso a Corverciano per diventare direttore sportivo, insieme a figure di spicco come Stefano Sorrentino e Nicolas Burdisso.

Una tematica piuttosto attuale, considerato che negli ultimissimi giorni dalla Germania hanno accostato Ralf Rangnick come possibile “manager totale” – allenatore più direttore tecnico – del Milan del futuro, per quella che sarebbe una novità per il calcio italiano, mentre in altri Paesi – come la Germania e l’Inghilterra – è la normalità (o quasi). La domanda che sorge spontanea è questa: in una società di Serie A possono coincidere in un’unica figura il direttore sportivo e l’allenatore? La risposta non è scontata ma propende per il sì, anche perché ormai il direttore sportivo è sempre più un uomo di campo e i tecnici sono sempre più manager. Due ruoli che pian piano stanno andando verso un’unica direzione. Ma è chiaro che questi tipi di profili, affinché possano lavorare in maniera proficua, debbano essere formati a dovere.

Un brillante esempio – come segnalato da Antonio Cincotta – è la Fiorentina di Rocco Commisso. Già, perché probabilmente si tratta della prima volta in Italia che un club investe nel costruire la propria futura classe manageriale puntando sui giovani già presenti nella società. Commisso ha intenzione di formare i nuovi dirigenti dall’interno, uno scenario probabilmente inedito in Italia. Ma non è tutto: il presidente viola vorrebbe che i suoi allenatori siano sempre più manager. L’obiettivo? Avere professionisti con una visione a 360°, che sappiano osservare le cose da più punti di vista, da prospettive differenti. Un passaggio essenziale – secondo Cincotta – per diventare allenatori con skill manageriali, uomini di campo ma con vocazione d’ufficio. Un po’ come accade in Inghilterra, dove nelle squadre femminili di Arsenal e Chelsea lavorano allenatori-manager che si siedono in panchina ma operano anche dietro la scrivania. O come accade in Germania, dove tecnici under 35 – molto preparati sotto tutti i punti di vista – guidano squadre della Bundesliga con ottimi risultati, mentre in Italia allenatori della stessa età vengono ancora definiti giovani. E non è un caso che la scuola italiana – in precedenza al top nel mondo – ora sia scivolata indietro nelle gerarchie. E chissà che questo non possa fungere da molla per il movimento calcistico nostrano…

Mauro Cossu

Foto: profilo Twitter personale Antonio Cincotta