DAL PASSATO TRAVAGLIATO AL DEBUTTO CON GOL IN NAZIONALE: ZDENĚK ONDRÁŠEK, IL COBRA CHE HA MORSO L’INGHILTERRA
13.10.2019 | 13:30
Durante la conferenza alla vigilia di Repubblica Ceca-Inghilterra, al ct ospite Gareth Southgate è stato chiesto se la sua squadra avrebbe fatto un giro d’onore in caso di vittoria e di qualificazione ai prossimi Europei assicurata. Una domanda che è da subito parsa avventata e immodesta, ma che al termine della gara lo è sembrata ancora di più. A Praga, infatti, i padroni di casa hanno rimontato lo svantaggio iniziale e hanno battuto per 2-1 la Nazionale dei Tre Leoni, raggiunta in vetta alla classifica del Gruppo A. “Sono al settimo cielo – ha detto nel post-partita il ct ceco Jaroslav Silhavy – il tempo dirà che abbiamo fatto la storia stasera, perché abbiamo battuto l’Inghilterra dopo così tanti anni e in un periodo di ottima forma”. La selezione britannica non perdeva una gara di qualificazione agli Europei da dieci anni (la striscia positiva era di addirittura 43 partite) e nelle ultimi undici incontri aveva perso solamente una volta, per di più ai calci di rigore. Se non bastasse, la Repubblica Ceca non la aveva mai sconfitta nella propria storia (tre ko e un pareggio). A decretare il trionfo è stato Zdeněk Ondrášek, 30enne alla prima convocazione in Nazionale. Entrato solo al 65’ al posto dell’ex romanista Patrick Schick, il centravanti è riuscito a trafiggere Pickford venti minuti più tardi, al primo tiro in porta della sua gara, consegnando la sua rappresentativa alla storia. “Sono felice di aver segnato, ma penso di non averlo ancora realizzato – ha detto poi ai microfoni della UEFA – È così importante che penso la testa mi esploderà molto presto”. Poi ha aggiunto: “Ho visto per la prima volta mio padre in lacrime. È una grande vittoria e una grande emozione”.
Centravanti di 185 centimetri, Ondrášek fa della forza fisica e del carisma i propri punti di forza. Appena atterrato all’aeroporto di Dallas per iniziare la sua più recente avventura di club, al ceco è stato chiesto come avrebbe aiutato la sua nuova squadra. “Lottando”, è stata la sua risposta. “Non sono Ronaldo o Messi, sono un guerriero. Combatto per il mio club e ora ho l’onore di lottare per il mio paese”. Il video con il quale la società statunitense lo ha presentato ai propri tifosi è un mix di bei gol, zampate da rapace d’area e corse all’indietro, scivolate, recuperi grintosi. Il suo aspetto, poi, conferma subito il suo essere… ‘grintoso’: “Molte persone, dopo avermi incontrato per la prima volta, mi hanno detto che sembravo un criminale – ha raccontato – e che pareva avessi voglia di uccidere qualcuno”. Il classe ’88 si dimostra invece poi con il tempo un ragazzo alla mano e dalla spiccata ironia, dote che la sua attuale squadra, il Dallas, ha voluto risaltare in un video esilarante girato dopo che il centravanti aveva infortunato alla mano il compagno Reggie Cannon battendogli il cinque. Il tecnico dei texani Luchi Gonzalez ne sottolinea invece la grande forza mentale: “Non è stato facile per lui nel pre-campionato, ma c’è sempre. È coscienzioso, presente e socialmente in sintonia con il gruppo. E poi non molla mai”. Il suo soprannome è The Kobra (o The Cobra nella versione made in USA). Una spiegazione è che derivi dalla sua capacità di saltar fuori dal nulla in area di rigore per trovare la conclusione vincente. Un’altra è l’enorme tatuaggio di un cobra che ha sulla schiena: in questo caso, però, la consecutio temporum soprannome-tatuaggio non è ancora completamente chiara.
Zdeněk Ondrášek nasce il 22 dicembre 1988 a Strakonice, nell’allora Cecoslovacchia. La madre è cuoca in una scuola, il padre lavora la terra. “Se non fossi diventato un calciatore – ha raccontato lui stesso al sito dei Dallas – penso che starei guidando un trattore con lui”. Inizia a giocare nei settori giovanili di Baník Stříbro e TJ Blatná, poi nel 2005 entra a far parte della Dynamo České Budějovice, club del sud della Boemia. Il salto in prima squadra avviene nel 2017 e il 9 maggio, a 18 anni, fa il suo debutto nel massimo campionato ceco. Non gli va benissimo perché la sua squadra perde per 2-1 in casa contro il Teplice. Autore della doppietta ospite un certo Edin Džeko, uno che poi in carriera si toglierà qualche soddisfazione. Dopo undici gettoni senza reti in due stagioni e mezzo, il giovane attaccante viene spedito in prestito breve allo Zenit Čáslav, nella cadetteria ceca, dove il 4 aprile 2009 trova il suo primo gol da professionista. Ne segna in totale 4 in 14 presenze, poi torna alla base. In tre anni alla Dynamo trova 22 centri totali e tre presenze con la Nazionale U21, senza esser mai passato per le selezioni inferiori. Con 10 e 8 reti è il capocannoniere della sua squadra per due stagioni consecutive, traguardo che non passa inosservato agli occhi degli uomini mercato del Tromsø, che lo portano in Norvegia.
Un trasferimento che, come raccontato più tardi da Ondrášek stesso a Sport.cz, è stato per lui provvidenziale: “Se fossi rimasto in Repubblica Ceca, probabilmente non avrei giocato a lungo. Non ero un alcolizzato, ma fumavo e talvolta giocavo. La direzione di Dynamo ha cercato di aiutarmi, ma sfortunatamente a volte non li ho ascoltati. Non puoi giocare a calcio in quelle condizioni. Se andasse avanti così, avrei chiuso la mia carriera nel giro di sei mesi“. E sull’argomento è tornato anche ai microfoni di Radiožurnál: “Il 50% del denaro è andato perso. Invece di andare in palestra o prepararmi per l’allenamento, andavo in sala giochi. Se vuoi giocare ad alto livello, devi farlo al 100%. E quello non era il mio 100%“. Arriva in prestito con diritto di riscatto, debutta sotto una forte nevicata e l’11 luglio 2012, dopo 8 reti in 14 presenze, viene riscattato. È un evento storico per la Dynamo, che non aveva mai venduto un proprio giocatore direttamente all’estero prima di allora. Chiude l’annata a quota 14 gol, dividendosi con Péter Kovács dello Strømsgodset IF il titolo di capocannoniere del campionato. L’anno successivo arriva a 8, ma non evita alla sua squadra una retrocessione senza dubbio deludente visto il blasone nazionale del club, ma non eccessivamente deleteria per la carriera di Ondrášek. Il ceco è infatti titolare inamovibile in Obos-Ligaen (o 1. divisjon) e coi suoi 15 centri stagionali riporta subito il Tromsø in Tippeligaen. Altri nove centri gli valgono nel gennaio 2016 la chiamata del Wisła Cracovia. In Polonia gioca 66 partite di campionato in tre anni realizzando 20 gol, 11 dei quali nell’ultima stagione. Così nel gennaio 2019 decide di attraversare l’Oceano Atlantico per sbarcare in MLS, firmando per i texani del Dallas FC. L’inizio, come ricordato anche dal suo allenatore, non è semplicissimo. Il centravanti deve adattarsi a una realtà completamente diversa da quelle vissute fino a quel momento e fino ad agosto compie sporadiche apparizioni in campo senza mai gonfiare la rete. Un trend che cambia con decisione dalla metà del mese: da allora, 7 centri in altrettante presenze di campionato. Uno stato di forma che gli vale a quasi 31 anni la prima chiamata in Nazionale maggiore: “È fantastico. Sono tutti felici, la mia famiglia è sotto shock“. Chissà allora come avranno preso la prima presenza con la maglia degli USA e soprattutto il primo, storico gol contro l’Inghilterra.
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Foto: twitter Repubblica Ceca