Dalla Supercoppa del 2000 alla notte di Berlino: Peruzzi-Lazio, il grande ritorno
Un ritorno gradito, un'icona della lazialità.
Angelo Peruzzi sta per tornare biancoceleste, stavolta dietro a una scrivania. Dopo l'incontro di martedì scorso con
Lotito, nelle prossime ore è attesa la fumata bianca per l'arrivo in dirigenza dell'ex portiere capitolino. E la mente inevitabilmente va agli anni d'oro vissuti con l'aquila sul petto. L'approdo alla Lazio risale all'estate del 2000, quando
Veron e compagni avevano appena vinto lo scudetto, secondo nella storia laziale. Peruzzi, amichevolmente detto "Cinghialone" dai suoi amici per via di un fisico mai del tutto asciutto, veniva dalle parentesi con
Roma e
Verona, ma soprattutto dalle ben otto stagioni con indosso la maglia della
Juventus. Tre scudetti, 1 Coppa Italia, 2 Supercoppe italiane, 1 Champions, 1 Coppa Uefa, 1 Supercoppa europea e 1 Coppa intercontinentale. Un palmarès che di certo non passa inosservato. Mollare? Macché. Peruzzi decide di rilanciare, regalandosi dopo poche settimane un'altra Supercoppa italiana, battendo 4-3 quell'
Inter che aveva salutato qualche giorno prima dopo un campionato da incorniciare e che aveva ottenuto seguendo lo stesso percorso di
Marcello Lippi. La Coppa Italia del 2004, in finale contro la Juve (il passato che ritorna, leitmotiv della sua carriera), sembrava dovesse essere l'ultima di una serie innumerevole di gioie. Invece no, perché ancora una volta con Lippi fa parte della spedizione azzurra che trionfa in Germania nel 2006, logica conseguenza di sette campionati ad altissimo livello giocati a Roma. Davanti a sé un totem come
Buffon, ma poco male: chiunque di quel gruppo giura che l'apporto di Peruzzi nello spogliatoio è stato determinante. Una chiusura di carriera in bellezza, quindi. Da campione del mondo. L'ultima volta all'Olimpico? Lo scorso 23 maggio, in occasione dell'evento "Di Padre in Figlio". Un segnale chiaro di amore e appartenenza verso i colori biancocelesti. Colori che torneranno a fare da sfondo alla sua vita calcistica. Senza guantoni, ma con il carattere e la tenacia di sempre.
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