Il River Plate tocca il cielo con un dito, trionfa e porta a casa la Copa Libertadores, la quarta in totale e la seconda negli ultimi 4 anni. Tutto ciò nell'inedita e storica notte di Madrid, contro gli storici rivali del Boca Juniors. Al Santigo Bernabeu, scenario suggestivo scelto a causa degli incidenti dello scorso 24 novembre, i Millonarios realizzano il sogno dopo 120 minuti di pura follie e passione: tre volte in svantaggio tra andata e ritorno, ma la formazione di Marcelo Daniel Gallardo ha sempre rimontato e al momento giusto ha colpito l'avversario aggiudicandosi l'ambito trofeo e soprattutto la supremazia territoriale. Una squadra, il River, che ormai rispecchia a tutti gli effetti il carattere del proprio allenatore, da oggi il più vincente nella storia de La Banda con ben 9 titoli. La vita di Gallardo è sempre stata a tinte biancorosse, prima da ragazzino, poi da calciatore e infine da allenatore. Gallardo nasce il 18 gennaio del 1976 a Merlo, capoluogo del medesimo dipartimento appartenente alla provincia di Buenos Aires, e come tutti gli argentini si innamora prestissimo del calcio e ammira dagli spalti del Monumental i suoi beniamini. Dopo tanti anni trascorsi nei campi di periferia, nel 1992 debutta proprio con El Manto Sagrado, ovvero con la maglia del River. Gallardo è un centrocampista offensivo abile in entrambe le fasi che sul rettangolo verde non si risparmia mettendo agonismo puro e sconfinato coraggio. Fino al 1999 colleziona oltre 100 presenze siglando 17 marcature personali, score utile a conquistare 4 campionati e una Copa Libertadores. Il suo ottimo rendimento richiama le attenzioni di numerosi top club europei e alla fine accetta la chiamata del Monaco. In Ligue 1 l'impatto è dei migliori e viene eletto subito miglior calciatore della stagione. In totale conquista da protagonista un campionato e due coppe francesi, poi decide di fare ritorno al River. Dal 2003 al 2006 aiuta il club di Buenos Aires a vincere altri titoli nazionali. Poi giunge l'offerta del Paris Saint-Germain e Gallardo torna in Europa, con i parigini disputa una sola stagione vincendo una Coppa di Francia. L'anno dopo si trasferisce negli Stati Uniti e firma per il DC United. Terminata l'esperienza in Major League Soccer rientra a casa e al River con l'intenzione di concludere la carriera. In realtà, nell'annata 2010-2011 (corrispondente alla storica retrocessione dei Millonarios in Segunda Division), Gallardo fa le valigie e si accordo con il Nacional de Montevideo. Giusto il tempo di conquistare il campionato uruguaiano e poi El Muñeco dice basta al calcio giocato. Trascorrono pochi giorni dal suo ritiro e la dirigenza del Nacioanal gli offre a sorpresa la panchina, lui accetta e, per non perdere l'abitudine, conclude la stagione aggiudicandosi il titolo di campione d'Uruguay. A quel punto lascia da vincitore e per due anni resta fermo dedicandosi prevalentemente allo studio di nuovi metodi da applicare nel suo calcio. Nel giugno del 2014 il cerchio si chiude: Gallardo decide di tornare in Patria e di sedere sulla panchina del River Plate, club che l'ha lanciato da calciatore e che lo farà diventare uno dei migliori tecnici della storia del Futbol argentino e sudamericano. In questi 4 anni sono arrivate due Coppe d'Argentina, una Supercoppa, una Copa Sudamericana (l'equivalente dell'Europa League), due Recopa Sudamericana, una Copa Suruga Bank e, come già evidenziato, due Copa Libertadores, la prima nel 2015 e la seconda ieri, nella straordinaria notte di Madrid mettendo in ginocchio l'altra metà della Capitale, quella di fede bostera. Gallardo trionfa, sorride e guarda oltre. Soltanto pochi giorni per festeggiare: il 12 dicembre parte il Mondiale per club, il River scenderà in campo il 18 e l'obiettivo è spodestare il Real Madrid per rendere il sogno dei Millonarios ancora più speciale. Poi per Gallardo potrebbero spalancarsi anche le porte del grande calcio europeo... Foto: futbolquepasion