Capiamo tutto, compresi i giudizi “ballerini” - molto “ballerini” - dei nostalgici del passato. Giudicare Daniele De Rossi significa non soltanto avere rispetto, ma capirne almeno un po’. Rispetto alle chiacchiere dei soliti noti, DDR è salito sul treno in corsa, ha rilevato un’eredità scomoda, sapeva che l’ambiente era legato al suo predecessore e ha incassato abbastanza con grande personalità e spirito di sopportazione. Ci ha messo l’umiltà, la competenza, l’appartenenza, alla larga da spocchia, eventuali e varie. A livello di gioco la Roma ha fatto tanto, tantissimo, in poche partite e non aggiungiamo altro perché qualcuno potrebbe offendersi e scrivere un altro libro. De Rossi non ha bisogno che ne scrivano uno su di lui, magari lo hanno già fatto in passato e non ha necessità di travestirsi da ruffiano semplicemente perché non lo è mai stato. Ma occorre almeno un minimo di onestà per dargli i meriti, comunque vada, di un buonissimo impatto. I non schierati, i prevenuti zero e chi prende le distanze dai “nostalgici del piffero” lo hanno già fatto. Ma Roma è una città stranissima, mediaticamente parlando dove gli amici degli amici credono sempre di avere l’ultima parola. Prendiamo Torino-Lazio di ieri sera, uscendo dai commenti a senso unico a tinte granate ormai non sconosciuti al mittente. Il voto in pagella a Gila, 5, è qualcosa di assurdo, come se avessero visto un’altra partita (allo stadio o davanti alla tv poco importa): il difensore spagnolo ha giocato da 7,5 fino all’espulsione, se gli vuoi togliere mezzo voto oppure uno ci sta, ma se gli metti l’insufficienza devi riguardare la partita con uno accanto in grado di aiutarti. Ovviamente ci sono quelli che, con il senno del poi, chiedono come mai Gila non sia stato sostituto dopo l’ammonizione. Anche un bambino di quattro anni saprebbe rispondere: semplicemente perché Gila stava giocando un’eccellente partita e la fase difensiva stava funzionando alla grande. Quelli del senno del poi dovrebbero invece dedicarsi a chi - dopo una sostituzione - improvvisa un comizio o alza gli occhi al cielo sbuffando, ma ovviamente se ne guardano bene. La Lazio è stata messa sotto nel primo tempo, ma ha avuto il merito e la fortuna di resistere, l’esatto contratto di quanto accaduto domenica scorsa contro il Bologna. Può capitare, questo è il calcio, ma per gli “orsi bianchi” è sempre una critica, una polemica, una frecciata. Gli “orsi bianchi” sono una specie quasi estinta, mediaticamente parlando, noti ai più per essere passati da una panchina scomodissima (non quella dei giardinetti...) alla ricerca di un congiuntivo che sia tale. Ma questo DDR, tornando sull’altra sponda della Capitale, lo sa bene: i fatti al posto delle chiacchiere. Quelle lasciamole agli “orsi bianchi”.
Foto: Twitter A.S. Roma