“Son passati quindici anni, eppure sembra ieri. Le sensazioni sono meravigliose e io sono felicissimo. È presto per dire altro, sono appena arrivato e devo prima parlare con i ragazzi, a cui voglio trasmettere tutta la mia gioia. Mi fa piacere ricominciare dove ho interrotto un po' di tempo fa, per me è l'inizio di una nuova carriera”. Queste le prime dichiarazioni rese da Gigi De Canio dopo l’ufficializzazione del suo avvento al capezzale dell’Udinese, per raccogliere l’eredità di Stefano Colantuono e invertire un trend decisamente negativo, certificato dai soli 6 punti raccolti nelle ultime 11 giornate di campionato, frutto di una vittoria (contro il fanalino di coda Verona), 3 pareggi e ben 7 sconfitte. La famiglia Pozzo non è solitamente incline agli esoneri; patron Giampaolo, figura sobria e poco amante delle telecamere, in questa stagione suo malgrado era stato costretto a far suonare più di un campanello d’allarme, nella speranza di toccare le corde giuste per destare giocatori e allenatore. Nella sua ultima uscita alla tv ufficiale del club, risalente al 6 marzo scorso (nelle ore successive alla brutta sconfitta di Frosinone) aveva dichiarato testualmente: “Oggi abbiamo offerto una prova vergognosa, ma non serve mettere alla gogna Colantuono, che resta perché in giro non vedo di meglio. Abbiamo toppato la stagione, ma vediamo di non fare ulteriori danni e restiamo compatti nell’inseguire la salvezza”. Eppure, appena 8 giorni dopo, dopo una sconfitta assolutamente prevedibile (la Roma di questi tempi sa solo vincere), è arrivato il dietrofront. La famiglia modello del mondo del pallone ha memorizzato che evidentemente più di qualcosa si era rotto in seno allo spogliatoio, si è resa conto che il margine di 4 lunghezze sul Frosinone terzultimo avrebbe potuto assottigliarsi ancora, si è guardata un po’ meglio attorno e così, alle porte della primavera, ha optato per Gigi De Canio, offrendogli un contratto fino al prossimo 30 giugno. Per il tecnico materano si tratta di un ritorno allo stadio Friuli, oggi Dacia Arena, dopo la prima esperienza durata dall’estate del 1999 (quando fu ingaggiato al posto di Guidolin) al marzo del 2001, quando venne esonerato per fare spazio proprio a Luciano Spalletti, colui che due giorni fa ha chiuso di fatto l’era Colantuono, consentendogli di rientrare nel giro dopo due anni. L’Udinese, nell’ufficializzarne la nomina, ha ricordato lo score del condottiero lucano sulla propria panchina: 38 vittorie, 15 pareggi e 30 sconfitte tra Serie A, Coppa Italia e competizioni europee. Già, perché con De Canio al timone i bianconeri hanno vinto uno dei 3 trofei internazionali esibiti in bacheca: la Coppa Intertoto del 2000: per chi non lo ricordasse, poco riuscita manifestazione estiva (14 edizioni in tutto) che garantiva l’accesso all’odierna Europa League, ai tempi ancora denominata Coppa Uefa.
Ripercorrendo in breve i momenti salienti che hanno contraddistinto la carriera del nostro personaggio del giorno, Luigi nasce a Matera il 26 settembre del 1957 e da calciatore, professione difensore, lega il proprio nome alla squadra della sua città, della quale veste la maglia per otto stagioni in tre riprese. Brindisi, Chieti, Salernitana e Livorno le altre tappe, prima di chiudere nel Pisticci, squadra della Basilicata con la quale inizia contestualmente a vestire i panni di mister, inizialmente ricoprendo il doppio ruolo di allenatore-giocatore e poi ottenendo la promozione in Interregionale (odierna Serie D). Nel 1993 arriva la prima chiamata dal calcio professionistico: Gigi va a guidare il Savoia, che l’anno dopo porta trionfalmente in C1. Altri due anni in terza serie, tra Siena e Carpi, prima del salto in B dove conferma appieno le sue qualità al timone di Lucchese e Pescara. A regalargli il sogno della A è proprio l’Udinese, dopodiché fa la spola tra le due massime categorie allenando Napoli (tra i cadetti), Reggina, Genoa e Siena. Nel 2007-08 Flavio Briatore, che aveva rilevato il Queens Park Rangers unitamente a Bernie Ecclestone, gli affida le chiavi dello storico team londinese, mentre nel 2009 sale in corsa sul treno Lecce: non riesce ad evitare la retrocessione, ma l’annata seguente riporta i giallorossi al sole della massima serie. Nell’aprile del 2012 Preziosi lo rivuole al Genoa e De Canio compie la missione salvezza, guadagnandosi la riconferma. Allontanato dal Grifone nell’ottobre del 2012, resta ai box un anno esatto prima di tornare in pista a Catania per 3 mesi, nell’ambito della sciagurata gestione Cosentino che si concluderà - malgrado gli avvicendamenti con Maran (richiamato dopo l’esonero) e Pellegrino - con l’inevitabile declassamento in B. E adesso, dopo 26 mesi, l’occasione da non bucare concessagli dai Pozzo. A livelli di organico i friulani sono superiore alle dirette concorrenti, a Gigi il compito di condurre la nave nel porto salvezza. De Canio a Udine con fiducia, per un nuovo inizio.