Bisogna chiamarla tradizione o maledizione? Per il Siviglia vincere l’Europa League è ormai una tradizione, dato che ieri ha alzato la coppa per la sesta volta nella sua storia, battendo l’Inter. Verrebbe da dire che gli andalusi in questa competizione, in qualsiasi stadio si trovino, giocano praticamente in casa. Per gli avversari rischia seriamente di diventare una maledizione, visto che togliere le mani degli spagnoli da questo trofeo sta diventando maledettamente, appunto, complicato. Nella notte perfetta di Colonia, un pezzo di storia appartiene a Luuk de Jong, bomber diventato principe di Siviglia grazie ad una straordinaria doppietta che ha permesso alla sua squadra di tener testa all’Inter e alle ambizioni di Conte. Decisive le incornate dell’olandese, che era già stato l’uomo di Colonia pochi giorni prima, beffando nell’ultimo quarto d’ora il Manchester United. A proposito, complimenti a Lopetegui che dandogli fiducia ha azzeccato una scelta non scontata. La carriera di De Jong, a 29 anni, ora può prendere definitivamente il volo. Avete presente il detto “Nemo propheta in patria”? Ecco De Jong, con quel cognome che in Olanda è diffuso quanto il Rossi in Italia, ne rappresenta una valida eccezione. Il suo, infatti, è un percorso da montagne russe, caratterizzato dal fatto che De Jong, fino a questo momento almeno, ha sempre brillato in Olanda salvo poi spegnersi fuori dai propri confini. Cresciuto insieme al fratello nel De Graafschap, Luuk esplode nel Twente, dove è capace si firmare 59 reti in 121 presenze, tra il 2009 e il 2012. Le prestazioni a suon di gol scatenano le sirene tedesche e De Jong parte in Germania per trovare la definitiva consacrazione. Che però non arriva: al Borussia Mönchengladbach solo otto reti in un anno e mezzo, un rendimento deludente che lo fa finire in prestito al Newcastle, dove di reti addirittura non ne segna nessuna. La rinascita si compie però nel 2014, grazie al ritorno in Olanda, tra le fila del PSV: De Jong ritrova se stesso e i gol, 122 in cinque anni, e nel 2019 chiude la stagione da capocannoniere dell’Eredivise con 28 centri, sotto la sapiente guida di Van Bommel. La rinascita è così compiuta e al Siviglia l’olandese si gioca gli anni migliori della sua carriera. In attesa di ritrovare anche il feeling con la maglia Orange e diventarne protagonista. Per concludere, una piccola chicca. Nel dna della famiglia De Jong c’è sempre stato lo sport. I genitori di Luuk erano entrambi pallavolisti professionisti in Svizzera (dove è nato, precisamente ad Aigle), poi evidentemente l’attaccante ha preso un’altra strada, non totalmente dissimile: in fondo ha solo scelto di usare i piedi al posto delle mani.