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DE LA E IL MAGAZZINO CENTUPLICATO

11.05.2018 | 00:15

De Laurentiis

Quando finisce un amore, e questo può finire, bisognerebbe avere la forza, la voglia, il coraggio e il pudore di onorare eventualmente i titoli di coda. La storia tra il Napoli e Sarri, comunque vada, è stata una fantastica storia. Non soltanto d’amore, ma di magazzino centuplicato. Il magazzino del Napoli, spiegheremo perché. Fossimo in De Laurentiis, organizzeremmo una conferenza stampa, aperta a tutti. Con la possibilità di porre qualche domanda, libera e costruttiva. Senza privilegiare tizio o caio, senza oscurare la stampa on-line. E magari, ci perdoni De Laurentiis, senza fuga di… pubblicazione: prima io, poi tu, la mia anticipazione e non la tua. Che roba è? Sinceramente non il massimo della vita. Partendo dal presupposto che De La è libero di fare ciò che gli pare, vorremmo soltanto ricordargli che rispetto a dieci o dodici anni fa il mondo dell’informazione è stato stravolto. E che comunque non ci dovrebbero essere figli e figliastri. A meno che il presidente non abbia deciso di parlare soltanto con alcuni interlocutori.

Premesso questo, vorremmo tornare indietro di tre estati. Quando il Napoli scelse Sarri, era reduce da qualche incompiuta che definirla tale probabilmente è un eufemismo. Tre signori avevano collezionato mesi e mesi non troppo confortanti: Koulibaly in primis, ma vorremmo aggiungere sia Jorginho che Ghoulam. Esisteva il rimpianto di non aver avuto il ritorno che si pensava di avere. Esisteva probabilmente la tentazione di accettare qualche proposta, se fosse arrivata, per chiudere un triplo rapporto. Questo era lo stato delle cose, con un briciolo di autocritica bisognerebbe anche ammetterlo.

Tre anni dopo Ghoulam ha una clausola di una sessantina di milioni. Koulibaly può andare in tripla cifra dopo che l’estate scorsa erano state respinte proposte, quelle del Chelsea, da 60-65. E per Jorginho, braccato da almeno un paio di club inglesi, il Napoli cancellerebbe qualsiasi summit di mercato se non si partisse da una base di almeno 60 milioni. Tre anni dopo stiamo parlando dell’inferno e del paradiso nella valutazioni di mercato, siamo davvero agli antipodi. In sintesi, quei tre signori in maglia azzurra frutterebbero – se De La decidesse di liberarli – una cifra superiore ai 200 milioni. E siccome la valorizzazione è arrivata con quel signore in panchina, forse bisognerebbe avere un minimo di riconoscenza e gratitudine. Il magazzino centuplicato non è un miracolo divino o il regalo di chissà, è frutto di un lavoro. Chi lavora, bene e con onestà, va ringraziato piuttosto che punzecchiato.

De Laurentiis dimentica che Benitez lo aveva lasciato in braghe di tela: esattamente il giorno dopo aver bucato la qualificazione in Champions, tonfo contro la Lazio, il signor Rafa si era imbarcato su un volo in partenza per Madrid. Senza il minimo scrupolo di far trascorrere altre 48 ore, aveva da giorni la testa altrove. Higuain era a pezzi, ha ripreso a far gol con Sarri in panchina. E quella clausola da 94 milioni valevole per l’Italia l’ha messa De Laurentiis, non Pinco Pallino. E basterebbe fare la conta dei gol pesanti per lo scudetto Juve di Gonzalo, non solo contro il Napoli ma anche recentemente, per intuire come quella mossa abbia rafforzato e fatto decollare definitivamente la più grande rivale nella corsa per il titolo. In una strategia normale se devo cedere non rafforzo mai la squadra più competitiva del mio campionato.

Quando finisce un amore, se davvero finisce, bisogna addolcire i titoli di coda. Sarri ha dato la Champions per tre stagioni di fila, soldi in cassa. E non è che la Champions debba essere un passaggio obbligato, per informazioni rivolgersi a chi è rimasto fuori per anni con lacrime amare versate. Tutto questo alla modica cifra di 1,4 milioni di ingaggio più bonus: tanti soldi, ci mancherebbe e lo sottolineiamo per il rispetto che si deve a chi fa i conti per arrivare a fine mese. Ma pochi soldi se pensiamo alla media di allenatori che – vedi Montella – hanno guadagnato anche tre milioni a stagione, in cambio di due esoneri nel corso della stesso giro di valzer. Dov’è l’errore?

Quando finisce un amore, se davvero finisce, basta una carezza. Un sorriso. Un abbraccio. E la riconoscenza di Sarri a De Laurentiis per “avermi consentito di allenare il Napoli” non dovrebbe essere una partita di sola andata. Il ritorno a porte chiuse, alla larga da occhi indiscreti. Ma senza polemiche o frecciatine. Magari con una bella immagine in sottofondo: quel magazzino centuplicato che oggi vale oro. Mica spiccioli.

 

Foto: Twitter ufficiale Napoli