De La, ora serve parlare. Il silenzio è un assenso

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Siluri veri, quelli sganciati del fratello-agente di Higuain nei riguardi di Aurelio De Laurentiis. Parole che sono macigni. Da "abbiamo dovuto sopportare che lo chiamasse chiattone" a "non sono state mantenute le promesse per un Napoli più forte". Stilettate, bastonate, siluri, cazzotti. Adesso sarebbe il caso che De Laurentiis rispondesse, con dovizia di particolari, senza girare largo e senza inutili argomenti. E' inutile ricordare la clausola da 94 milioni, è proprio inutile. Perché questo particolare blinda il Pipita a Napoli, visto che nessuno si è presentato e che il tempo a disposizione per pagarla scadrà presto. Ma non è questo particolare a fare la differenza, piuttosto la serenità che chiunque dovrebbe avere per rimettersi a disposizione del gruppo che Gonzalo ha guidato con qualità e personalità. De Laurentiis deve parlare, deve spiegare, deve motivare, soprattutto deve rispondere ad accuse violente. Per il bene suo e del Napoli. Soprattutto perché il silenzio in questi casi sarebbe un assenso. Non troppi giorni fa ci furono furenti risposte a Koulibaly, forse anche eccessive pur in presenza di dichiarazioni avventate da parte del difensore. Ora il discorso è ancor più delicato: fossimo in De Laurentiis non faremmo trascorrere troppe ore. Diversamente sarebbe il gioco dei silenzi e degli equivoci. E a nessuno gioverebbe. Oltretutto il silenzio sarebbe un assenso.



Foto: sscnapoli