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De Laurentiis: “Cambiare Sarri con Guardiola? Mai! Sul Napoli, Mertens, Higuain, Ventura e la Nazionale…”

09.10.2017 | 18:53

Aurelio De Laurentiis, presidente del Napoli, ha parlato in occasione del Festival del Calcio 2017 di Firenze. Queste le sue dichiarazioni rilasciate in conferenza stampa: “Ventura? Ventura è arrivato in Nazionale dopo tanti anni, con noi è stato qualche mese in Serie C. Al Torino ha fatto molto bene, la Nazionale trita tutto e tutti. Anche Conte è scappato, la Nazionale non dà la possibilità di darti un gruppo da allenare. Quindi sei uno che deve sottostare alla pressione di molta gente, è una situazione da manicomio. Invece di scegliere un modulo semplice, ma scegli un 4-2-4, forse te le vai anche a cercare le difficoltà. Ma le responsabilità non sono mai del tecnico, ma di chi ha scelto. I playoff per la Nazionale? Per uscire servirebbe un disastro, il problema è dopo. Ma riguarda Tavecchio, la lascio a lui. Quando si fa una scelta, bisogna difenderla fino in fondo altrimenti nemmeno i calciatori ci credono più. Ventura sta avendo il merito di usare dei giovani, perché abbiamo avuto il demerito di giocare anche con chi era pronto a smettere. Ventura non lo si può criticare, ma sostenerlo e appoggiarlo. Servirebbe un Sacchi che gli faccia da sostenitore sul piano psicologico e tecnico. In Nazionale sarebbe bello avere un team di allenatori, ne metterei più di uno. Tavecchio voleva Lippi perché così nessuno poteva mai contestarlo, così è troppo facile. Allora perché non prendere un 38enne o uno stranieri? O colui che a 71 anni è tornato ad allenare il Bayern. Come pensa il Napoli di poter annullare le distanze con le altre società? Sperando che il mandato Infront scada tra 4 anni, così da avere una fatturabilità tale da recuperare il tempo perduto e avere lo stesso fatturato di Inghilterra, Germania e Spagna. Noi italiani dobbiamo sempre rincorrere, non si sa perché. Io lo so ma sto zitto per non essere denunciato. Il Napoli sta facendo una lotta di resistenza, attraverso l’intelligenza. Nel gruppo nostro c’è intelligenza, ora sono nel 44esimo anno di attività senza debiti. Come migliorare i campionati? Tramite l’ECA. Un po’ è colpa del giornalismo, perché negli ultimi 30 anni siete venuti fuori col calcio che si vive allo stadio. Nel ’99 parlai di stadio virtuale, nella mia prima conferenza per acquistare il Napoli da Ferlaino con 120 miliardi di lire. Tutti i giornalisti si aspettavano che parlassi di un nuovo Maradona, io invece parlai dello stadio virtuale e nessuno aveva capito nulla. Nel 2004 tornai a parlare di stadio virtuale, che però non era percepito o capito. Nel 2006 chiamai tutti i giornalisti per spiegargli questo stadio virtuale. Nella vita non ci sono tifosi buoni e cattivi, posso esserlo anche senza andare allo stadio vivendo il calcio in un altro modo. Ma sapete quanti sono i tifosi veri del Napoli? 35 milioni veri, poi 120 milioni di simpatizzanti. Allora non posso tradire i 35 milioni veri per alcune parole che hanno le loro idee. Rispetto il pensiero di tutti, ognuno ha le proprie motivazioni. Come accontentiamo i tifosi italiani? Con campionati snelli, mettere la Nazionale in un solo periodo. Far iniziare e finire i campionati allo stesso tempo, avere il tempo di prepararli. Quest’anno ci sono i Mondiali, come si prepara il prossimo campionato? Pensiamo a una neopromossa, non ha tempo per organizzarsi. Il calcio è una grande macchina senza freno a mano, corre in discesa e nessuno si preoccupa di fermarlo. Si va avanti senza autista, quello che andava bene ieri non è detto che vada bene oggi. L’ECA mi ha inserito come Chairman di 400 club europei, ho comporto un team di venti persone che compongono i top club. Ci siederemo per capire cosa fare col marketing per migliorare tutto, senza pensare in modo unilaterale a noi società. Ma anche quello che farebbe comodo al pubblico, noi lavoriamo per il pubblico. Il calcio diventa romanzo popolare? Assolutamente sì, alla stampa ho sempre detto che bisogna fare interviste cambiando le domande e le risposte. Perché non entrano nella vita del calciatore? Quello appassiona di più, il calcio è il sogno italiano come quello sudamericano. Sarebbe bellissimo spiegare come un calciatore arrivi alla vittoria del Pallone d’oro. Quanti sanno che Messi veniva curato per essere idoneo a giocare? Non so se tutti lo sanno. Nel calcio ci sono investimenti di fondi stranieri? Quello è un cancro. Vi racconto una storia: nel 2004 lasciai Los Angeles per andare in vacanza a Capri, in America avevo finito le riprese con Angiolina Jolie. Dissi agli attori di non muoversi dagli States, poi arrivo a Capri – avevo ospite Danny de Vito – ma al Quisisana vidi sul giornale che Gaucci da Santo Domingo diceva di comprare il Napoli per 5 milioni di euro. Chiesi il motivo, non sapevo che il club era fallito. Era il 13 agosto, chiamai delle persone per comprare il Napoli. Tutti l’avevano sconsigliato, spiegai loro le mie motivazioni e mi diedero ragione. Bisognava però aspettare fine agosto per le banche, che avevano il CdA il 7 settembre. Li mandai a quel paese, presi i 32 milioni di euro. Pozzo si fermò a 17 milioni. Andai in Tribunale e presi il Napoli. Questa è la storia del Napoli”. Applausi per De Laurentiis dopo questa frase. Io e il calcio? Il calcio sottraeva spettatori al cinema e mi battevo per avere meno partite in televisione per difendere la produzione cinematografica. La mia famiglia viene da Torella de’Lombardi, mio nonno ha aperto un pastificio nel 1929 a Torre Annunziata. La mia famiglia emigrò in America, io volevo restare in Italia e l’ho fatto. A Firenze c’è il calcio storico, l’abbiamo messo anche nei film. Il problema nostro è rappresentato dai politici. Quando vai a Londra per sfidare l’Arsenal, vedi lo stadio e capisci che hanno investito 350 milioni di sterline. Hanno fatto tantissimi salottini, che all’inizio hanno fittato subito. Hanno speso 350 milioni di sterline perché intorno gli hanno fatto costruire 5 milioni di metri quadri, hanno fatto un differenziale di utili di 3,5 miliardi di sterline. Hanno così potenziato il club. Se vado dal Sindaco di Napoli, servono 350 anni. C’è il predissesto, ho anticipato 7 milioni che non hanno restituito mai. A Firenze sono anni che il mio amico Diego Della Valle vuole fare lo stadio, allora di cosa dobbiamo parlare? Abbiamo finalmente un Ministro dello Sport ma, al di là di aver corretto la legge sulla costruzione degli stadi perché era impraticabile, perché in Italia deve diventare tutto difficile e irrealizzabile? A Napoli ho deciso di fare uno stadio con pochi posti, al coperto, come un teatro. Diciamo con un campo di calcio che poi sparisce e va due metri sotto, poi c’è una piattaforma per poter fare concerti. Quando metto 25mila posti, poi andremo al San Paolo quando ci saranno le gare da 50mila posti. Sul San Paolo non mi fanno fare nulla, ma allora come bisogna cambiare la città? Stiamo producendo solo politica, anche se il 50% dell’elettorato non va a volare. E’ una industria costosa per i cittadini, perché non fattura nulla. Come e quando ho pensato di prendere Sarri? Quando mi ha detto: ‘Aurelio, non mettermi quei vestiti’ e io ho detto che ha ragione. A me fa piacere, in tv fa anche pubblicità agli sponsor e posso chiedere più soldi. Non ha visto Empoli-Napoli finita 4-2? Il sindaco De Magistris voleva fare il politico a Roma e non il sindaco a Napoli, invece è finita in un altro modo. Mertens? Ci ho lavorato un anno sul suo contratto per farlo restare, che si goda anche lui questo momento. Ventura? Chiunque avrebbe difficoltà a mettere insieme giocatori che hanno tattiche diverse nei club, espressioni di un calcio diverso. Fare il ct è la cosa più difficile del mondo. Per quel poco che capisco di calcio posso dirgli di mettere da parte il 4-2-4 che mortifica e non esalta. Contro la Roma sarà una gara dura, importante, tra due squadre che hanno vinto le ultime partite. Di Francesco è approdato in un ambiente difficile e l’ha sublimato con una serie di soluzioni pur non avendo tutti i giocatori a disposizione. Lode a lui, sta facendo un lavoro ottimo. Arriva dopo queste maledette nazionali ed i giocatori possono dirti non ero concentrato, mi sono distratto. Roma, City e Inter? Sarà un bel banco di prova, tre gare difficilissime. City fortissimo, Guardiola ha ritrovato splendore, l’Inter ha un bravo tecnico che ci ha già dato filo da torcere. Sarà una settimana impegnativa, conterà molto la condizione fisica e mentale. Se cambierei Guardiola con Sarri? Mai! Per lo stipendio? No, anche con lo stesso stipendio non lo cambierei mai. Sarri è in crescita. Convincere Sarri a restare? Non devo convincere nessuno, per me è troppo intelligente per capire che sta mettendo per iscritto quella teoria che cerebralmente aveva inventato e applicato nelle serie minori. A Napoli lui ha avuto molto, gli sono stati messi a disposizione dei calciatori che già con Benitez avevano dato il loro apporto. E’ chiaro che ogni anno questi calciatori diventano più capaci. L’Insigne e il Mertens di 4 anni fa non sono quelli di oggi, stesso discorso per Jorginho e Ghoulam. Anche Milik, Hysaj e Callejon. Su Milik mi chiesero se fossi pazzo, ma tutti hanno dovuto ricredersi. Prima dell’infortunio, ovviamente. La gente ama parlare, è giusto così. In questo modo nasce un certo dibattito. Sarri è un gentiluomo e un affezionato, non s’è mai diviso dalla moglie e non ha mai ripudiato il figlio. Non vedo il motivo per cui debba andare via. Poi molto dipenderà anche da me, ‘ca nisciun e fess’. Il VAR? Ha lati positivi e negativi. Dybala? Il rigore non l’ho sbagliato io. I meccanismi del Var devono essere messi a punto, dipende anche da chi viene gestita. Ci sono arbitri che hanno una ritrosia a essere protagonisti di una decisione, altri facilitati in un altro senso. Nel calcio inglese ci sono molti stop in meno. Allegri, Buffon e Paratici si lamentano? Perché volete parlare della Juve? E’ come se dovesse modificare i campionati, ha una squadra forte e una famiglia alle spalle. Ha avuto momenti no, come Calciopoli. Ha avuto anche dei momenti in cui è arrivata settimana. Un plauso può andare ad Agnelli, deve dimostrare che anche lui sa fare bene il proprio lavoro. E’ una persona sulla quale si può contare, a prescindere dalla Juventus. Higuain? Penso che Higuain senta molto più la mancanza di Sarri, piuttosto che il contrario. Il mister è un gentiluomo e un uomo estremamente dolce, e dirà il contrario, ma qui in Italia nessuno vuole litigare con nessuno, io invece ci metto la faccia e voglio litigare con tutti. Noi lo abbiamo rispolverato dopo il Real Madrid, ma chi viene a Napoli fa sempre benissimo: Cavani al Palermo non faceva 30 gol, idem Lavezzi che è espoloso con noi. Penso a Quagliarella, che ha vissuto un anno col groppone in gola per un male che nemmeno noi conoscevamo, altrimenti me lo sarei tenuto, puntavo tanto su di lui. Il futuro di Sarri? Lui è un toscano, una terra straordinaria. È nato a Napoli, è un toscanaccio preciso ma dopo questi tre anni è anche napoletano: un po’ ‘paravento’, vedremo cosa accadrà. Gli auguro in ogni caso una carriera luminosa. Il Var? Non vedo troppe perdite di tempo, anzi, io riformerei il calcio totalmente: aumenterei i cambi, eliminerei l’intervallo e farei due minuti di pausa ogni dieci. Sono riuscito ad allargare le panchine in Serie A, chi restava in tribuna era triste, era una cafonata e in Europa è ancora così”.

Foto: zimbio