DE PAUL, VERTICALIZZAZIONI A RITMO DI TANGO PER L’UDINESE
21.07.2016 | 09:20
Balbo, Sensini, Bierhoff, Amoroso, Appiah, Pizarro, Muntari, Helveg, Jorgensen, Jankulovski, Lukovic, Handanovic, Cristian Zapata, Benatia, Isla, Armero, Basta, Inler, Pereyra, Allan, Kwadwo Asamoah, Cuadrado, Muriel, Asamoah Gyan, Ighalo, Alexis Sanchez: tu chiamale, se vuoi (ma anche se non vuoi), plusvalenze. Sicuramente avremo dimenticato qualcuno, ma ci perdonerete considerata l’enormità della lista in questione, alla quale vanno aggiunti gli italiani Iaquinta, Quagliarella, Pepe, Dossena, D’Agostino e soprattutto il tandem Giannichedda – Fiore. Il riferimento è naturalmente all’Udinese: modello virtuosissimo del nostro calcio, che sin qui nessuno è riuscito ad imitare. La famiglia Pozzo da un paio di decenni ormai investe tantissimo sullo scouting, individuato quale fonte di finanziamento primaria del club. Una filosofia consolidata che ha permesso ad una “provinciale”, abituata a fare la spola tra A e B per un’altalena continua, di trasformarsi in una realtà consolidata del nostro massimo campionato. Certo, le stagioni complicate – come la scorsa, ad esempio – ci possono sempre stare, ma al tirar delle somme parliamo di una squadra che da 21 anni milita in Serie A (ultima retrocessione datata 1994, con risalita immediata). Anni impreziositi da svariati prestigiosi piazzamenti, valsi anche la partecipazione alle coppe europee, Champions League compresa. Grazie all’instancabile opera di una capillare rete di osservatori, incaricati di portare a casa talenti a bassissimo costo da raffinare, l’Udinese riesce ciclicamente a rivendere gli elementi migliori ad una cifra notevolmente superiore rispetto a quella di acquisto. Una vera e propria caccia alla plusvalenza, diktat imprescindibile per sopravvivere in un mondo divenuto insostenibile anche per le tradizionali famiglie del pallone nostrano, basti pensare alle uscite di scena di Moratti e Berlusconi, quest’ultima ormai in via definizione.
Forse abbiamo allargato un po’troppo la parentesi, ma la premessa risulta senz’altro utile per inquadrare Rodrigo De Paul, il nostro personaggio del giorno. Ieri il club friulano ne ha ufficializzato l’acquisto, a titolo definitivo dal Valencia, dopodiché il 22enne argentino è partito insieme ai compagni per Bad Bleiberg, sede della seconda parte del ritiro. Un’operazione low cost (da circa 3 milioni) che era stata svelata tre giorni fa da autorevoli fonti spagnole e che, già nelle ore immediatamente successive, aveva trovato conferma nelle parole del ds Nereo Bonato sbilanciatosi quando l’affare era già alle firme. A proposito, il trequartista sudamericano, impiegabile anche come esterno d’attacco, ha sottoscritto un quinquennale valido fino al 2021. A conferma della grande fiducia nutrita dal management per Rodrigo, che in carriera sin qui ha vestito solo due maglie. Nato a Sarandi il 24 maggio 1994, De Paul all’età di 8 anni entra nel vivaio del Racing Avelleneda, al cui interno percorre tutta la trafila delle giovanili fino all’esordio in prima squadra, datato 10 febbraio del 2013 in occasione della pesante sconfitta contro l’Atletico Rafaela. In quel Racing giocavano altri prospetti del calibro di Vietto e Bruno Zuculini, ma anche cinque vecchie conoscenze del calcio italiano: il campione del mondo Mauro German Camoranesi, l’ex Genoa Ricardo Centurion, l’ex Piacenza, Samp e Livorno Leonardo Miglionico e le meteore Mario Bolatti (Fiorentina) e Ivan Pillud (Verona). Ad ogni modo, Rodrigo si mette in grande evidenza, totalizzando 56 presenze in un anno e mezzo con 5 gol e 6 assist all’attivo, e calamita le attenzioni del Valencia, che il 9 maggio del 2014 versa 6,5 milioni di euro nelle casse del Racing e lo mette sotto contratto. All’ombra del Mestalla le cose non vanno per il verso giusto: debutto da dimenticare, con espulsione dopo 1 solo minuto dal suo ingresso in campo contro il Siviglia, in generale mai il nostro protagonista quotidiano riusce a conquistarsi un posto al sole. Poche le apparizioni da titolare, 44 quelle complessive, impreziosite da 2 reti. Il ritorno temporaneo ad Avellaneda, storia del febbraio scorso, gli permette di ritrovare il campo con maggior frequenza (una segnatura nelle 15 partite disputate). E adesso per Rodrigo De Paul la possibilità di misurarsi in Italia, verticalizzazioni a ritmo di tango per riannodare le fila e ribadire che Udine resta la piazza ideale per affermarsi senza eccessive pressioni. Questa, perlomeno, è la speranza di Beppe Iachini che avrà modo di valutarlo in queste settimane.
Foto: Espn