Nel calcio servirebbe equilibrio, sempre. All’indomani di Roma-Juve, invece, abbiamo letto e ascoltato di tutto in merito all’attuale momento della formazione di Allegri. C’è chi intona un abbozzo di De Profundis, rimarcando come nelle ultime tre gare di Serie A il vantaggio della Signora sul secondo posto si sia più che dimezzato, passando da 9 a 4 punti, arrivando ad invocare gli spettri di Perugia 2000. Chi invece sottovaluta il calo, molto più psicologico che fisico, accusato dalla capolista e certificato dai 2 soli punti raccolti contro Atalanta, Torino e Roma. Due pareggi e una sconfitta: solo all’inizio del campionato scorso, avuto riguardo alla storia recente, Madama aveva fatto peggio (un punticino nelle prime tre partite). Gli ottimisti di professione sostengono addirittura che la sconfitta dell'Olimpico era stata messa in preventivo, dal momento che la festa-scudetto era già stata programmata per domenica prossima, con tanto di concertone (successivo al match con il Crotone) in piazza che vedrà esibirsi juventini doc come Eros Ramazzotti e Francesco Gabbani.
Inevitabili sorrisi a parte, in medio stat virtus dicevano i latini. Quindi proviamo a tirare le somme partendo da alcune parole proferite da due protagonisti del match di ieri sera, Daniele De Rossi e Leonardo Bonucci, compagni di Nazionale. Il centrocampista giallorosso ha dichiarato: “Stasera siamo stati bravi e fortunati. Ma se la Juve oggi si fosse giocata qualcosa, sarebbe stata dura far risultato. In generale, se in questi anni non avessimo avuto a che fare con questi mostri, la Roma attuale sarebbe stata ricordata a lungo. Purtroppo davanti abbiamo una squadra leggendaria che sta facendo la storia del calcio, ma questo si capirà meglio con il tempo". Mentre il difensore ha messo l’accento sul fatto che “nelle ultime 3 partite la Juve ha incassato sei gol, tanti quanti ne aveva presi quasi in un girone. C'è qualcosa che non va soprattutto a livello di testa e di convinzione, abbiamo staccato senza motivo la spina. Quando l’obiettivo è a portata di mano lo devi agganciare, subito. Dobbiamo rialzare l'attenzione e l'adrenalina, recuperare fame e umiltà, caratteristiche che ci hanno sempre contraddistinto in questi 10 mesi, perché ancora non abbiamo vinto niente".
Virgolettati da sottoscrivere in pieno. Fermo restando che la verità, probabilmente, sta a metà strada. Ha ragione DDR quando asserisce che la portata di questo ciclo bianconero meglio si comprenderà più avanti, ma la leggenda deve giocoforza passare per l’aritmetica, quanto al sesto scudetto consecutivo da record, e - soprattutto - per un suggello europeo del quale il popolo zebrato avverte l’insopprimibile esigenza, dopo un digiuno lungo 21 anni e il nefasto primato di finali perse. Ed ha ragione anche Bonnie, che ha alzato giustamente la voce (da leader dello spogliatoio qual è), nel sottolineare come la Vecchia Signora ancora nulla abbia vinto in questa stagione. Da zero titoli al bingo del famigerato Triplete c’è una distanza ampia, ampissima, entro 19 giorni avremo la soluzione del rebus. In definitiva, in casa Juve è giusto non fasciarsi la testa perché ci sono sempre tutti i margini per rendere memorabile l’annata, ma il campanello d’allarme deve suonare forte, perché di certo Higuain e compagni avrebbero potuto - e dovuto - arrivare meglio psicologicamente alla finale di Coppa Italia, da giocare di fatto in casa della splendida Lazio di Simone Inzaghi. Perché se è vero che vincere aiuta a vincere, è vero anche che qualche passaggio a vuoto di troppo può minare certezze consolidate. Premesso che il 99% dell’ambiente bianconero, potendo fare un patto col diavolo del pallone, sacrificherebbe tutto pur di battere il Real Madrid e mettere le mani sull’agognata Champions il prossimo 3 giugno, quella appena iniziata è una settimana decisiva per le sorti della Juventus. Prima i biancocelesti nell’ultimo atto di Tim Cup, poi il Crotone che allo Stadium, pur consapevole dei rapporti di forza, battaglierà col coltello tra i denti su ogni pallone ancor di più, ora che la salvezza è diventata tutt’altro che un miraggio. Per scrivere la storia, i cali di tensione dovranno essere archiviati alla voce parentesi.