Dessert Pirlo
25.06.2012 | 10:00
Ha calciato un rigore come possono fare solo quelli che hanno quintali di classe. Andrea Pirlo ha preso il pallone, lo ha sistemato sul dischetto, non stavamo messi bene perché Montolivo aveva appena ciabattato fuori. E l’Inghilterra si sentiva molto più sicura. Quello era il rigore della speranza, oppure della possibile resa (quantomeno psicologica). Pirlo è andato di cucchiaio o di cucchiaino, alla Totti. Solo se hai la classe, la forza, il carisma e un paio di attributi (evidentemente non si chiamano così) puoi permetterti un giochino del genere. Dopo 120 minuti massacranti, di quelli che spesso neanche il talento ti aiuta: vedi doppio, il portiere ti sembra grande il triplo e la porta talmente piccola che non ci entrerebbe uno spillo.
Dessert Pirlo: il cucchiaino dovremmo distribuirlo in omaggio a chi ha la fortuna di poter gustare un fenomeno di questo livello. Dessert Pirlo: che bontà. Al Milan lo avevano considerato al tramonto, la Juve non vedeva l’ora e ci ha costruito uno scudetto in dieci mesi. Il Milan avrebbe anche potuto non ritenerlo all’altezza (in ogni caso una bestemmia), ma due cose avrebbe dovuto evitare. La prima: perderlo a parametro zero. La seconda: consentirgli, non rinnovandogli il contratto, di andare a rafforzare la principale candidata per il titolo. Perdere Pirlo a zero sarebbe come se il Real si facesse sfuggire alle stesse condizioni Cristiano Ronaldo, il Bayern Robben, il Barcellona Messi e il Manchester United Rooney. Un errore colossale che un grande club non dovrebbe commettere. A maggior ragione se ti chiami Milan e se sei abituato a farli tu gli affari. E invece qui si è verificato l’esatto contrario: ovvero consentire al rivale numero uno di realizzare un’operazione che mai avrebbe messo in preventivo.
Dessert Pirlo: lui fa il cucchiaio (povero Hart), noi speriamo di gustarcelo ancora a lungo.