DE ZERBI, L’ENFANT PRODIGE DEL BEL GIOCO CON LA SERIE A NEL DESTINO
07.09.2016 | 10:55
Maurizio Zamparini lo aveva accolto mediaticamente parlando della penale che gli consentirebbe di “guadagnare tantissimi soldi in caso di esonero”, oltre a definirlo il migliore che c’era sulla piazza. Premessa che ci può stare data la fama – giustificata – di mangia allenatori del patron, ma non certo il massimo per chi in questo momento deve preoccuparsi non tanto del lato economico, quanto di non bruciarsi alla prima esperienza in Serie A, peraltro sulla panchina più difficile, lasciata vacante da Davide Ballardini chiamatosi fuori dopo un mercato sulla carta non all’altezza, né delle aspettative né tantomeno dell’amore nutrito dai tifosi per la squadra. Lui, Roberto De Zerbi, in sede di presentazione alla stampa ha replicato così a chi gli faceva notare la difficile “gestione ambientale” che lo attende: “Il presidente prova sempre ad influire sulle scelte? Io sono sempre disponibile al dialogo, non ascoltare nessuno a 37 anni sarebbe un segnale di scarsa intelligenza, ma sono una persona difficilmente manovrabile”.
È iniziata ufficialmente ieri l’avventura del giovane tecnico bresciano sulla panchina rosanero, una sfida accettata al termine di un’estate per lui alquanto paradossale. Riepilogando in breve: il 12 giugno il Foggia non va oltre l’1-1 nella finale di ritorno dei playoff disputatasi allo “Zaccheria”, in B vola il Pisa con annessa delusione del club pugliese che dopo aver vanamente pensato di vincere comodamente il campionato, alla luce dell’organico di prim’ordine allestito, vede sfumare l’obiettivo promozione anche nell’appendice post-season. Nelle ore immediatamente successive il divorzio sembra quasi inevitabile, anche perché su De Zerbi, che aveva già perso per sua scelta il treno Verona (corazzata di B poi vistasi costretta a virare su Pecchia), c’è addirittura il Crotone, intenzionato ad affidargli le chiavi al debutto nell’Olimpo della A. Ma Roberto non è convinto, si sente in debito con il Foggia, per quanto la società tra febbraio e marzo voleva licenziarlo prima che venisse “salvato” dai giocatori, e il 18 giugno il club rossonero annuncia ufficialmente che l’allenatore resterà in sella anche per la stagione successiva. Il 14 agosto però la situazione precipita: lite furente con il direttore sportivo Di Bari, generata da incomprensioni legate soprattutto al mercato, e clamoroso esonero riservato all’ex fantasista, con conseguente avvento di Stroppa al capezzale dei Satanelli…che ad un certo punto stavano anche per ripensarci. A Ferragosto il primo contatto con il sodalizio siciliano, alla luce dei dubbi nutriti da Ballardini già da un paio di settimane, il 2 settembre la svolta totale: risoluzione col Foggia e ribaltone programmato a Palermo. No a Vrenna, sì a Zamparini: la Serie A nel destino, coefficiente di difficoltà ugualmente elevato anche se con sfumature ben diverse in termini di pressioni.
Prima di ripercorrere in sintesi le tappe salienti del percorso del nostro personaggio del giorno, un ultimo doveroso virgolettato relativo alla conferenza di insediamento: “Sono ovviamente felice per questa opportunità, ma è una soddisfazione che voglio condividere con i giocatori che ho allenato per due anni, è grazie a loro se sono riuscito a farmi apprezzare dal Palermo. A Foggia mi hanno dato davvero tanto”. Parole da evidenziare in un mondo, quello del calcio, dove spesso la riconoscenza è un optional.
Nato a Brescia il 6 giugno del 1979, prodotto del settore giovanile del Milan, Roberto nelle 286 gare ufficiali disputate da calciatore ha realizzato 55 reti, difendendo i colori di Monza, Padova, Como, di nuovo Padova, Avellino, Lecco, Foggia, Arezzo, Catania, Napoli, Brescia, ancora Avellino, Cluj (dove ha vinto 2 campionati e 1 Coppa di Romania) e Trento, il sodalizio di Serie D tra le cui file ha chiuso la carriera nel giugno del 2013. Un percorso che avrebbe potuto regalargli ancor più grandi soddisfazioni, in virtù del sinistro magico con il quale, da trequartista o seconda punta, ha disegnato calcio per una quindicina d’anni. Se solo le continue noie fisiche non gli avessero impedito di trovare un’adeguata continuità.
Tornando all’attualità, il biennio a Foggia non si è concluso con l’happy ending, ma – al di là della Coppa Italia di Lega Pro 2016 messa in bacheca, gli ha comunque permesso di proiettarsi nell’élite degli allenatori emergenti, sebbene in precedenza De Zerbi avesse guidato soltanto per 6 mesi il Darfo Boario in Serie D, senza peraltro riuscire ad evitare la retrocessione in Eccellenza. Il rampante tecnico lombardo si è imposto all’attenzione generale per il bel calcio praticato, figlio di una vocazione offensiva ma non troppo sbilanciata: il modulo di riferimento è indubbiamente il 4-3-3, modulabile alla bisogna in 4-2-3-1 con qualche spruzzo di 3-4-3. Una versatilità che certo potrà tornare utile a questo Palermo per centrare l’obiettivo salvezza, all’ombra del Monte Pellegrino gran parte delle speranze sono riposte in Roberto De Zerbi.
Foto: Facebook ufficiale Roberto De Zerbi