DI MICHELE IL SALVAREGGINA

Tre gol in trenta minuti esatti. Tutti nel secondo tempo. E' una rinascita. Nella difficilissima trasferta di Ascoli, Di Michele si traveste da Batman e salva la Reggina, club che stava rischiando di diventare la nuova Gotham City, lì tra i bassifondi della Serie B e i fumi grigi della Lega Pro. Bepi Pillon non stecca la prima. Di più. Vince e convince trascinato dall'uomo simbolo. Da un certo David Di Michele che a gennaio ha deciso di rimettersi in gioco lasciando il palcoscenico del massimo campionato italiano. Perché nel Chievo era chiuso dalla concorrenza, non aveva più stimoli. Così il bomber romano ha fatto i bagagli  tornando indietro nel tempo fino a uno dei primissimi amori, nel profondo sud, dove ha costruito una vita calcistica di ottimo livello. Per chiudere la carriera a testa alta, in campo e non in panchina con la pensione anticipata. Di Michele ha già spento 37 candeline. Non è un ragazzino. Ma se si guarda indietro vede una marea di gol, tante maglie diverse, migliaia di ricordi sparsi per l'Italia: dalla qualificazione in Champions a Udine al il rigore parato a Vucinic, dalle convocazioni in Nazionale (6 in totale) fino alle salvezze conquistate con fatica e sangue. Nasce alle porte della Capitale (a Guidonia Montecelio) e cresce nella Lodigiani, piccola società che ha visto esplodere Totti, Bellucci, Candreva, Moretti, Silenzi, Apolloni, Terlizzi, Firmani, giusto per citare la punta dell'iceberg. Inizia a fare sul serio con la maglia del Foggia, poi si trasferisce a Salerno esordendo in Serie A all'Olimpico di Roma nel lontanissimo 1998. La grande chiamata arriva dall'Udinese ma non va benissimo (appena 5 gol). Qui si apre la prima finestra a Reggio Calabria: due anni importanti con 15 reti all'attivo. E' tempo di rifare i bagagli, di rientrare in Friuli. Ed ecco una stagione spaziale: in 37 partite realizza 15 centri e stacca il pass per la Champions League insieme ai compagni di reparto Di Natale-Iaquinta. Dopo un'altra stagione in bianconero inizia un lungo pellegrinaggio tra Palermo, Torino e West Ham, fino a trovare pace nel Lecce. Nel Salento è sereno: gioca e segna. Ma la doppia retrocessione (una sul campo, una in tribunale) lo costringe ad accettare un trasferimento a Verona, sponda Chievo. Incide all'inizio, anche un gol, poi il vuoto. E così a gennaio si riaprono le porte della Reggina. Da quelle parti non l'hanno mai dimenticato. Neanche lui l'ha fatto. Eccolo il Salvareggina, più semplicemente Di Michele.