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Perotti: “Volevo smettere, ora sogno il Mondiale. Mi ha cercato il Milan, con Spalletti non sarei rimasto e sul futuro…”

04.12.2017 | 10:38

Diego Perotti, attaccante della Roma e della Nazionale argentina, ha rilasciato un’intervista ai microfoni de Il Romanista trattando diversi temi interessanti:  “In estate c’erano altre squadre che mi volevano, anche il Milan. Io dal primo momento ho pensato alla Roma. Una città così storica, così bella, con una squadra così popolare… Anche per la mia famiglia era la soluzione migliore: qui c’è il volo diretto per Buenos Aires. Trovavo una squadra che già giocava per lo scudetto. Non avevo dubbi. C’era tutto. Per me la Roma era la Roma. E poi a Genova avevo Burdisso come compagno. Mi parlava della città, della squadra, dei tifosi che erano caldissimi, cosa importante per noi argentini. Stava sempre a parlare della Roma e dei tifosi. Se ho pensato spesso di smettere? Sì, per gli infortuni. A Siviglia, al Boca. Ho fatto un intervento per l’ernia del disco, ma prima di quello un intervento per gli stiramenti al flessore e nonostante l’operazione ho continuato a stirarmi. Poi ho avuto anche problemi al polpaccio e al quadricipite: quando sono tornato al Boca sono rimasto quattro mesi e ho giocato solo due partite. Lì sono stato male. Non riuscivo a giocare. Neppure ora che gioco so perché mi succedeva e perché adesso non mi accade. Penso che ci sia stato uno scatto mentale, ma soprattutto è importante il lavoro di forza e di prevenzione che faccio. Monchi? Il primo che ho conosciuto al Siviglia è stato Victor Orta. Lavorava con Monchi, perché io sono arrivato nella seconda squadra, il Siviglia Atletico. Un paio di giorni dopo l’ho conosciuto, ma non così a fondo perché lui si occupava della prima squadra. La curiosità è che con l’allenatore che avevo nella Primavera, Jimenez, stavo in panchina. Dopo quattro mesi il tecnico della prima squadra andò via e gli subentrò il mio allenatore che mi portava ad allenarmi con loro, anche se non potevo giocare perché non avevo il passaporto, ero extracomunitario. Quando ho preso il passaporto mi ha portato definitivamente in prima squadra. Lì è iniziato il rapporto con Monchi. Ha qualcosa che altri non hanno. Non è normale che abbia preso tanti giocatori sconosciuti e li abbia rivenduti al triplo o anche più. Dani Alves, Rakitic, Bacca, Fazio. Se resto a lungo a Roma? Dipende da Monchi… Mio figlio nascerà qui. Volevamo una bambina, vediamo come sarà questo secondo maschio, se è tranquillo ci pensiamo, c’è tempo. Io per adesso ho ancora due anni, il mio procuratore sta parlando con Monchi. Voglio restare, non ci saranno problemi perché quando arrivi a una certa età diventa tutto più facile. Quando ero ragazzo mi arrabbiavo di più. De Rossi? Io lo vivo tutti i giorni nello spogliatoio e l’ho visto dopo quell’episodio. Lui non è uno che fa certe cose per farsi vedere o per dimostrare che è cattivo. Lui è proprio così, vive la partita in modo particolare. Se non c’era il Var magari non se ne sarebbe parlato. Dobbiamo stare più attenti. Ma di solito anch’io subisco di tutto… Noi stiamo con Daniele, sappiamo quanto era dispiaciuto. Il Mondiale? Se non fossi mai andato in Nazionale direi di no. Ma dopo la convocazione, anche se ho ancora poche possibilità di farmi vedere fino al Mondiale, ci penso. Gioco la Champions e sono in una squadra che punta allo scudetto e sto avendo continuità, a differenza del finale della stagione scorsa. Spalletti? Non so se sarei rimasto, probabilmente no, non sarei rimasto. È vero che quel gol al Genoa mi ha cambiato molto. Il calcio a volte è ingrato, un episodio ti toglie tanto e un episodio ti restituisce tanto. Ogni allenatore ha il suo modo di fare, poi alla fine fa delle scelte. Spalletti a un certo punto non mi faceva giocare, ma la squadra andava bene. Quando ha messo la difesa a tre e cambiato il ruolo di Nainggolan, è stato vincente. Non è vero che non voglio giocare a destra, è solo che preferisco a sinistra. Sia io che El Shaarawy abbiamo dimostrato che rendiamo meglio a sinistra. Però capisco gli allenatori e le loro idee. Di Francesco è stato l’allenatore che mi ha chiesto di più di lavorare sul tiro. Per me è importante, è bello avere un allenatore che ti supporta, che ti motiva a puntare l’uomo, che quando prendi palla sai di avere la sua fiducia. Con un allenatore che ama di più il possesso palla magari mi troverei un po’ in difficoltà, perché il mio forte è puntare l’uomo. Quel lavoro che mi ha fatto fare da Pinzolo penso si stia vedendo in campo.Se ho sempre giocato esterno offensivo o da ragazzo giocavo più a centrocampo? Io da bambino volevo essere Riquelme. Al Boca è un mito più di Maradona. Loro poi litigarono quando Maradona era in nazionale, non so perché. Riquelme ha fatto bene anche al Villarreal e pure lì è stato considerato il giocatore il migliore. Consigli particolari non me ne ha dati quando abbiamo diviso lo spogliatoio per quattro mesi, è un po’ come quando arrivi qui e vedi Totti, non è che vai subito da lui a chiedere. Ci entri in confidenza piano piano, è normale, come compagno di spogliatoio. All’inizio neanche lo guardavo. Mi è successo anche con Riquelme, penso succeda a qualunque giocatore, una sorta di rispetto, di timore reverenziale. Il rigore non concesso contro l’Inter e cosa abbiamo detto all’arbitro? Di tutto… (ride, ndr). Ma c’è il Var. Quando succedono episodi di questo genere pensi che ce l’hanno con te. Bisogna essere più forti di questi pensieri negativi. Ci vuole prudenza perché non sai quando usano la tecnologia, ma sai che la usano, quindi è inutile buttarsi o fare una sciocchezza, è dannoso. Con l’Inter non meritavamo la sconfitta. L’unica partita che abbiamo sbagliato è quella con il Napoli, anzi solo il primo tempo di quella partita. La corsa scudetto? La più forte è il Napoli nel modo di giocare, soprattutto quando non riesci a prendere palla. A me è capitato contro il Barcellona di Guardiola, tu andavi lì e non potevi fare nulla, magari il Napoli non ti fa sei gol, ma nel possesso palla sono molto vicini. Ma se giocano sempre gli stessi sentiranno un po’ di stanchezza. Finora hanno fatto un calcio bello ed efficace. Ha giocato bene, ha vinto e per questo sono davanti. Noi quest’anno abbiamo la squadra per vincere lo Scudetto, anche se è vero che nella passata stagione non c’erano altre squadre come l’Inter. La Juve? Non mi sembra stia come le precedenti stagioni. L’ho battuta sia col Genoa che con la Roma, ma la vedo indebolita. Non tanto per i giocatori che restano fortissimi, come Higuain e Dybala, ma non vincono le partite con la stessa facilità che ha il Napoli che ti spacca la porta. Non è impossibile come negli altri anni. Certamente resta una delle più importanti del campionato”.

Foto: Twitter Roma