Non capita tutti i giorni di declinare un invito da parte del Barcellona. Dirk Kuyt da qualche ora è ufficialmente entrato in questa ristretta schiera di giocatori che si sono permessi il lusso di rifiutare un trasferimento in blaugrana che la stampa iberica dava quasi per annunciato ormai da settimane. "Sono venuto al Feyenoord per fare un buon lavoro e voglio portarlo a termine", ha tagliato corto l'attaccante olandese classe 1980, in scadenza a giugno ma tutt'altro che intenzionato a lasciare il proprio club già a gennaio. Parole che fanno pensare che il diretto interessato non rinnoverà e che solo a fine stagione si svincolerà e andrà a caccia dell'ultima esperienza in carriera, magari in quella MLS che continua ad attirare tanti campioni del Vecchio Continente. Nel frattempo, la voglia di portare i biancorossi più in alto possibile in campionato e verso un pronto ritorno in Europa non può essere scalfita, nemmeno davanti a richieste a cinque stelle. E probabilmente questa netta chiusura di Kuyt non coincide casualmente con il rilancio dell'indiscrezione - sempre da parte dei quotidiani spagnoli - di un accordo ormai a un passo tra il Barça e il Fenerbahce per Robin Van Persie, l'autentico gioiello della rosa di Vitor Pereira. Per la serie: morto un olandese, se ne fa un altro.
La carriera di Kuyt si è articolata in appena quattro squadre. E pensare che almeno una di questa sarebbe potuta essere italiana. Già, perché è piuttosto recente lo sfogo di Rafa Benitez il quale, in qualità di nuovo allenatore del Real Madrid, non ha risparmiato una stoccata a Moratti ai tempi in cui siedeva sulla panchina dell'Inter. "Mi avevano promesso Evra, Mascherano e Kuyt, ma alla fine non acquistarono nessuno". Era la squadra del post-Mourinho, quella del leggendario Triplete nel 2010 che, a detta dell'ex Napoli, urgeva di una profonda e immediata rifondazione. Tra i volti nuovi da lui richiesti c'era l'esterno olandese. Ma perché Rafa aveva posto proprio Kuyt in cima alla propria lista? Il motivo non si limitava al fatto che fosse un suo "fedelissimo" quando in Premier allenava il Liverpool. Si tratta infatti del classico giocatore tuttofare, che può essere schierato ovunque in prima linea (e che ai Mondiali del 2014 ha addirittura ricoperto in qualche occasione il ruolo di terzino), veloce, dinamico, tatticamente tra i più intelligenti in circolazione, abile negli inserimenti, incline al sacrificio soprattutto in fase di non possesso. Insomma, la pedina che ogni tecnico vorrebbe avere dalla propria parte. E i numeri in carriera non mentono: dei quattro club in cui ha militato, in tre ha alzato al cielo almeno un trofeo. Coppa d'Olanda con l'Utrecht nel 2003, Coppa di Lega inglese nel 2012 con il Liverpool (con il quale, in sei stagioni, ha collezionato 208 presenze e 51 reti), scudetto e Supercoppa di Turchia con il Fenerbahce nel 2014. I tifosi del Feyenoord si augurano che questa striscia vincente possa prolungarsi nel giro di qualche mese anche a loro vantaggio. Confidando nel prezioso apporto del duttilissimo Kuyt, l'uomo che disse no al Barcellona. E che per puro caso non ha potuto assaggiare l'atmosfera dei palcoscenici italiani.
Foto: Sito del Feyenoord