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DYBALA CHE SCOTTA

22.10.2015 | 23:10

Paulo Dybala può essere diventato il grande problema della Juve? Evidentemente sì, considerati il minutaggio (misero) e le gerarchie che vedono ormai l’ex Palermo come ultima scelta di Allegri. In fondo al gruppo. L’allenatore ha avvertito il peso mediatico della vicenda e a precisa domanda ha risposto che “in questo momento Dybala non è pronto per sostenere il peso dell’attacco bianconero”. Parole chiare, taglienti, inequivocabili.
 
Considerazioni che meritano rispetto, quello di un allenatore che con i giovani spesso ha saputo scegliere i momenti per mandarli in rampa di lancio senza correre il rischio di bruciarli prima. Ma qui stiamo andando oltre, semplicemente perché i dieci minuti più recupero concessigli contro il Borussia Moenchengladbach avrebbero potuto essere come minimo trentacinque. Magari trovando qualche situazione tattica diversa che non comprendesse giocoforza l’uscita di Morata. Ma Allegri la pensa diversamente al punto da affermare che “Dybala è giovane”, e questa è una considerazione figlia di una mentalità vecchia e tutta italiana, e che “diventerà un campione giocando in un ruolo diverso dalla prima punta”. Ma a Palermo Paulo si è imposto da prima punta, senza “se” e senza “ma” e quindi anche in questo caso sono valutazioni molto soggettive di Max. E, pur non condividendo, un allenatore è libero di avere idee diverse e di difenderle con coerenza. 
 
Ma il problema è un altro, semplicissimo e che rende quasi indifendibile Allegri: quando spendi 32 milioni più 8 di bonus non ci sono strade alternative, devi puntarci. Oppure, se credi di non puntarci, devi fermare il tuo club prima che faccia quell’investimento, mettendo bene i paletti a scanso di qualsiasi equivoco. Se Dybala non fosse andato alla Juve, non avrebbe avuto il benché minimo problema a trovare un’altra soluzione, c’era una fila lunga dieci chilometri come il casello di Madonna di Campiglio nella settimana bianca più gettonata dell’intero inverno. E’ stato Dybala a scegliere la Juve, probabilmente non immaginando che l’ambientamento sarebbe stato così complicato. Se avesse voluto optare per una soluzione diversa, avrebbe avuto soltanto l’imbarazzo: l’Inter ci aveva provato fino all’ultimo minuto, il Milan fino al penultimo, il Napoli fino al terzultimo. Insomma, una baraonda, erano tutti pazzi di Dybala. Ora Paulo è pazzo lui, semplicemente perché finisce in panchina con una regolarità che fino a qualche settimana fa era impressionante, ora è allarmante.
 
Riepilogando: Allegri merita rispetto non fosse altro perché nessuno – più di lui – ha il controllo della situazione, allenamento dopo allenamento. Ma il misurino ci sembra eccessivo, in dieci minuti neanche Pelé o Maradona avrebbero potuto dimostrare il proprio valore. E comunque stiamo parlando di un ragazzo di 21 anni che qualche certezza in più vorrebbe averla, a prescindere da quelle che sono le teorie tecniche del suo attuale allenatore. Perché, parliamoci chiaro, a 21 anni non hai “sposato” quell’allenatore che al momento non ti vede proprio titolare per tutta la vita calcistica.
 
Sarebbe tutto legittimo, se non fosse per un passaggio: per strappare Dybala a quella famosa concorrenza la Juve ha scucito 32 milioni più 8 di bonus. Non caramelline acquistate al supermercato. Allegri non era d’accordo? E se non era d’accordo perché non l’ha detto chiaro e tondo ai suoi dirigenti prima che allargassero i cordoni della borsa? Aspettiamo, siamo quasi a novembre, non a fine marzo. Ma sussurriamo anche che, se Paulo fosse davvero un problema per la Juve, altri allenatori lo invocherebbero notte e giorno. Perché un tuo problema può magari risolvere quello degli altri, soprattutto se ti è costato un occhio della testa. E vorresti che il campo premiasse quel sacrificio estivo.
 
Ps: Zamparini ha detto che “Allegri sta rovinando Dybala”. Esagerando un po’, come al solito. Noi preferiamo sottolineare che sarebbe più giusto non dare dieci minuti a partita a Paulo. Meglio zero, è una questione di logica. E forse di buon gusto. 

Foto: Juve on Twitter