DZEKO, IL PRIMO TOP PLAYER
08.05.2013 | 11:07
All’odierno protagonista della nostra rubrica si deve, di fatto, il prepotente ingresso di “Top player” nel gergo dell’informazione sportiva italiana. Correva l’anno 2010 quando Beppe Marotta, fresco di nomina a direttore generale in corso Galileo Ferraris, trascorse un’estate intera a parlare di Edin Džeko, sogno dichiarato quanto proibito della Juventus “doriana” affidata anche alle cure dell’ottimo Fabio Paratici e di Gigi Delneri.
Dzeko nasce a Sarajevo il 17 marzo del 1986, patisce un’infanzia macchiata dall’ennesima guerra insulsa e si avvicina al gioco del calcio soltanto alla soglia dei 17 anni, decisamente tardi rispetto ai tradizionali standard: è il 2003 infatti quando entra a far parte delle giovanili del FK Zeljeznicar, quotata compagine della capitale dove comunque, grazie al suo sconfinato talento, brucia immediatamente le tappe guadagnandosi un posto in prima squadra sin dall’inizio della stagione successiva. Nei suoi primi due anni da professionista il centrocampista Edin Džeko mette assieme 40 presenze e va a segno 5 volte. No, non è un refuso, avete capito bene, ad inizio carriera l’area di competenza del prestante bosniaco era la zona nevralgica del campo. E il suo spostamento in avanti si deve ai cechi dell’Ustì nad Labem, formazione di seconda serie alla quale fu ceduto in prestito, nell’estate del 2005, dal Teplice, che nel frattempo lo aveva acquistato dal FK Zeljeznicar per circa 80.000 euro. Da centravanti Edin si mette in mostra ancor di più, disputa un bel girone d’andata con 15 presenze e 6 gol all’attivo e viene richiamato alla base già nel gennaio del 2006. Nel successivo anno e mezzo con la maglia del Teplice realizza 16 reti in 43 partite e così, nell’estate del 2008 arriva la chiamata del Wolfsburg.
In Bundesliga il bomber bosniaco si consacra definitivamente, trascinando a suon di gol i lupi della città della Volkswagen al loro primo Meisterschale nel 2008-09, laureandosi capocannoniere l’annata successiva e calamitando le attenzioni di tante società del vecchio continente, dall’alto delle 85 segnature in 142 partite nell’arco di tre anni e mezzo. Il tutto grazie a qualità tecniche di primo livello che, nonostante l’imponente struttura fisica (m 1,93 per 84kg), gli consentono di trovare agevolmente la porta con entrambi i piedi. La stazza da centravanti boa, fondamentale nel gioco di sponda finalizzato all’inserimento dei compagni, poi fa il resto. Parallelamente si afferma anche nella sua nazionale, con la maglia della quale ha sin qui collezionato 52 presenze, impreziosite da 28 centri personali.
Il resto è storia recente, alla corte di una Juve ancora con poco appeal, Edin preferisce quella del ricco Manchester City, che nel gennaio 2011 ne rileva il cartellino versando nelle casse sociali dei tedeschi circa 35 milioni di euro, su espressa richiesta di Roberto Mancini. I primi sei mesi sono da dimenticare, Dzeko veste i panni di oggetto misterioso e assapora la gioia del gol in Premier League soltanto in due occasioni. La scorsa annata, con 19 reti complessive, si rivela invece fondamentale nella corsa scudetto dei citizens, dall’inizio alla fine: suo fu il gol del 2-2 nel recupero contro il QPR all’ultima giornata, prima che Aguero, ancor più a fil di sirena, facesse esplodere l’Etihad. Nel campionato in corso fa capolino 12 volte nel tabellino dei marcatori, l’ultima ieri sera contro il West Bromwich, in occasione della quale va rimarcata la sua polemica esultanza con l’indice alla bocca, probabilmente per zittire le continue voci di mercato che lo vedono erede in pectore per eccellenza: di Cavani al Napoli, stando ai rumors inglesi, e di Lewandowski al Borussia Dortmund. Edin, intanto, continua a segnare.