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E non è obbligatorio essere eroi

19.05.2016 | 10:06

And they lived happily ever after because they won the league. E vissero per sempre felici e contenti nella legenda della Premier League. Nella leggenda del calcio. La favola si è conclusa e come tutte le favole c’è stato l’happy ending. La magia si è realizzata. Il Leicester City ha vinto il primo campionato inglese della sua storia. Uno dei club meno ricchi del campionato ha trionfato nella lega più ricca del Mondo, e lo ha fatto mantenendo in squadra quasi tutti i giocatori che due anni fa hanno conquistato la serie B inglese, e che l’anno scorso hanno evitato la retrocessione vincendo sette delle ultime nove partite. Ma questo trionfo è leggendario soprattutto per la valenza sociale che porta con sé. In esso infatti non vi è solo Davide che batte Golia, ma vi è anche un gruppo di antieroi che dopo essere caduti si sono rialzati più forti di prima. Molti di questi ragazzi infatti sono giocatori e uomini che hanno commesso degli errori nella loro carriera e nella loro vita, che hanno buttato via occasioni professionali ed umane. Jamie Vardy nel 2007 fu condannato per violenza privata e per sei mesi ha dovuto indossare una cavigliera elettronica che serviva a controllare i suoi spostamenti. La pena prevedeva che non potesse uscire di casa dalle 6 del pomeriggio alle 6 di mattina. Questo caratteraccio è sempre stato un ostacolo alla sua consacrazione tanto che fino al 2011 ha giocato nell’equivalente della nostra serie D, e si manteneva lavorando in fabbrica. Robert Huth era considerato uno dei giovani difensori più promettenti d’Inghilterra ma venne mandato via dal Chelsea a seguito di una serie di prestazioni negative. Anche Danny Drinkwater ha fallito l’occasione in una grande squadra. Dopo essere cresciuto nelle giovanili del Manchester United infatti non è mai riuscito a giocare 1 solo minuto in prima squadra; troppe le sue lacune a livello tattico. Claudio Ranieri stesso prima di questo trionfo era reduce da una serie di esoneri con Juventus Inter Roma Monaco e con la nazionale della Grecia. Hanno sbagliato, hanno pagato, si sono rialzati e hanno vinto. Il messaggio che le Foxes ci lasciano non è solo quello di una squadra di calcio che ha vinto un campionato. Quello che questa squadra ci insegna è che #fearless non vale solo in campo, o su twitter, ma vale anche nella vita. Anche se sei il meno ricco, anche se sei il meno considerato, anche se hai commesso degli errori, anche se non sei glamour, ce la puoi fare. Se sei educato, se hai la forza di crederci, se ti concentri sui tuoi punti di forza, se sai aspettare il momento giusto, se hai il coraggio di essere te stesso, puoi realizzare qualsiasi cosa. Il Leicester ha vinto così. Ha giocato tutto l’anno coprendosi bene in difesa e aspettando il momento migliore per colpire in contropiede. Non si è messo a fare il “Tiki Taka”, non ha fatto finta di essere il Barcellona. Non ha fatto finta di essere qualcosa di diverso. Ha dimostrato che anche chi ha il coraggio di essere se stesso può ottenere quello che vuole, perché non è obbligatorio essere eroi.
“L’unica dedica che posso fare a tutti quanti è di crederci, provateci non solo nel calcio ma in tutti i campi della vita” Claudio Ranieri