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Effetto Brexit sulla Premier: ecco che cosa può cambiare

24.06.2016 | 20:40

Facciamo una doverosa premessa: gli effetti della Brexit investiranno con notevole risonanza settori ben più importanti del calciomercato. In questa sede, però, è proprio quest’ultimo l’argomento che trattiamo. E le conseguenze di ciò che 46,5 milioni di votanti hanno scelto si abbatteranno inevitabilmente anche sul mondo calcistico, con risultati tutt’altro che piacevoli. Motivo per cui, prima del referendum già passato alla storia come una data chiave sul (poco roseo) futuro dell’Europa, le 20 società della Premier League si erano compattate e schierate in favore del “remain”. Ma in che modo il dopo-Brexit colpirà concretamente i club inglesi? Le risposte sono piuttosto semplici. Nell’anno delle vagonate di milioni derivanti dal nuovo accordo sui diritti televisivi, la sterlina andrà incontro a un lungo periodo di svalutazione rispetto all’euro e al dollaro, per via di un mercato di libero scambio di merci, persone, servizi e capitali che sarebbe stato preservato solo in caso di permanenza nell’UE. Ciò che verrà a mancare, dunque, sarà la logica del profitto in virtù della quale gli investitori stranieri (ad oggi addirittura 14) avevano individuato proprio nella Premier la loro gallina dalle uova d’oro.
Altro scoglio insormontabile: il tesseramento dei giocatori. Se i calciatori europei dovessero essere considerati “extracomunitari”, ci troveremmo di fronte a due strade: poterli tesserare soltanto dopo aver disputato il 75% delle partite con le loro Nazionali negli ultimi due anni (cioè la legislazione vigente in Premier proprio per gli extracomunitari) o attraverso nuove regolamentazioni. Per non parlare poi della possibilità da parte del governo inglese di tassare l’acquisto di giocatori stranieri. Sarebbe un ulteriore macigno. Punto oscuro (e non meno importante) è quello che tira in ballo anche il tesseramento dei giocatori minorenni. Secondo le norme Fifa (articolo 19), i trasferimenti di minori a livello internazionale sono vietati, tranne che per i calciatori di età compresa tra i 16 e i 18 anni che si spostano da un Paese dell’UE (o del SEE, Spazio Economico Europeo) all’altro. Con la Brexit i club della Premier rischierebbero quindi di non poter più mettere sotto contratto giovani stelle provenienti dal continente (come accaduto nel recente passato con elementi del calibro di Pogba e Januzaj). E gli stessi giocatori potrebbero rendersi protagonisti di richieste dagli effetti catastrofici. Quella più facilmente intuibile riguarda gli stipendi: non più in sterline, ma in euro. Stesso discorso per i cartellini: in pratica, se prima (esempio) per accaparrarti Higuain ti “bastavano” 80 milioni di sterline, adesso ne serviranno 100. Scenari molteplici e in divenire che hanno i tratti somatici di un terremoto da magnitudo record.
GIANMARCO DELLA RAGIONE   Twitter: OfTheReason90
Foto: newsmarket.com