EL 92. E BASTA
28.10.2012 | 11:04
Stephan El Shaarawy oggi è il Milan. Nessuno si offenda, neanche Allegri. El 92, vent’anni compiuti ieri, l’unica faccia bella rossonera. Per i gol (sei in campionato, uno in Campions), per la classe e per il cuore che ci mette. L’abbiamo visto, contro il Genoa, fare il terzino e ripiegare in fase di non possesso. Tutto questo mentre Boateng guardava la seconda partita dalla tribuna, stavolta per contrattempi muscolari. Mentre Pato vagava in giro per il campo, alla ricerca della migliore condizione. Mentre De Jong sbagliava qualsiasi disimpegno, roba da mal di testa.
Ho parlato qualche volta con Sthephan. E la prima cosa che mi ha colpito è la semplicità: diretto, disponibile, trasparente, nessuna finzione. E quando ci sono simili presupposti sai che, se anche il palcoscenico dovesse esaltare le tue doti, non correresti il rischio di ubriacarti. El 92 è uno che ricama in campo e fuori, senza fronzoli, con gli atteggiamenti di un ometto vero. E che non cammina sulle acque, come spesso accade a qualche suo coetaneo che all’improvviso esplode e pensa di essere diventato il padrone del mondo.
El 92 è stato una giusta operazione di mercato: i 15 milioni spesi complessivamente in due tranche, più Merkel, valgono il prezzo del cartellino. Esattamente come i 30 o 40 euro per un posto alla stadio sono spesso giustificati dalla presenza di Stephan. L’unica bombola di ossigeno del Milan, in attesa che ad Allegri ne portino un altro paio, mica si può chiedere a El 92 di segnare 25 gol, non sarebbe onesto. Ma è la luce del Milan e anche la generosità. Per questo non si è capito bene il motivo che portava spesso Allegri a sostituirlo in avvio di stagione: il contributo di Stephan era superiore alla sufficienza, rispetto ad altri che vagavano per il campo e tiravano da 40 metri centrando i cartelloni pubblicitari. Un nome e un cognome? Kevin Prince Boateng, l’ex intoccabile.
Lo chiamano il Faraone, ma è cresciuto a Savona, ha un sacco di amici in Liguria. E sarebbe scandaloso se non ci prendesse per mano ai prossimi Mondiali. Rigorosamente in Brasile dove se dai del lei al pallone ti querelano e ti escludono da qualsiasi sfida, comprese quelle sulla spiaggia di Copacabana.
El 92, tutto il resto è Milan banale. El 92, l’unica luce nella tempesta rossonera. El 92, adesso Allegri non lo sostituisce più. El 92, se fosse del Napoli magari sarebbe parcheggiato in panchina e gli farebbero giocare soltanto l’Europa League.
El 92 e basta, in tutti i sensi. Nel senso che il cognome è una garanzia. Ma anche nel senso che il Milan (per ora) finisce qui: esclusivamente Stephan. E nulla più.