EL ARABI, L’ORO DI GRANADA
Resiste il Granada, attaccato, con l'orgoglio che da sempre contraddistingue lo spirito andaluso, all'ultimo vagone del treno salvezza. Il trionfo al Coliseum contro il Getafe mantiene vive le residue speranze del Granada di restare nella massima serie iberica, al giorno d'oggi la più importante vetrina del calcio mondiale.
Il protagonista dell'impresa firmata dalla squadra allenata dal guru Sandoval è stato il moro Youssef El Arabi, centrocampista offensivo francese naturalizzato marocchino, autore di una doppietta. La Liga non è solo Cristiano Ronaldo o Lionel Messi, Gareth Bale o Neymar, Karem Benzema o Luis Suarez, la Liga rappresenta anche il campionato di decine di squadre e mezzi campioni che non hanno mai goduto dei fari della ribalta e della popolarità mediatica dei fenomeni, una sorta di campionato declassato che vede tra i suoi protagonisti proprio El Arabi.
Il marocchino è una sorta di attaccante maledetto, un giocatore che non ha mai espresso tutto il suo potenziale per via di un carattere immaturo che ne ha limitato fortemente la carriera. Cresciuto nelle cantera del Caen in Francia, El Arabi è stato uno dei protagonisti assoluti della promozione in Ligue 1 della squadra transalpina nella stagione 2009-2010, grazie ad un bottino personale di 11 reti. 365 giorni dopo, El Arabi si consacra anche a livello nazionale chiudendo la stagione con 17 reti su 37 partite. Le sue prestazioni da divo impressionano gli osservatori di mezza Europa, tra cui Walter Sabatini che lo vuole alla Roma e gli inglesi del Tottenham. Le due trattative saltano e il marocchino di Francia decide stranamente di cedere agli sceicchi dell'Al Hilal, che lo acquistano dal Caen per una cifra di 7 milioni di euro. In terra saudita conferma quanto di buono mostrato nell'esperienza in Ligue 1, ma il livello bassissimo della Serie A araba lo spinge a redimersi e a preparare per l'ennesima volta le valigie. Tutto da rifare, si riparte dal caldo torrido di Granada, a due passi dall'istmo di Gibilterra e da quella zona di confine storicamente importante per decine di migliaia di maghrebini che sfidano quotidianamente i rigidi controlli della Guardia Civil per entrare clandestinamente nella terra della speranza. El Arabi, nonostante sia l'acquisto più caro della storia del club andaluso, stenta a prendere confidenza con il calcio iberico e delude le aspettative di chi aveva puntato tutto su di lui. Dopo un anno la musica cambia radicalmente, l'attaccante si sblocca psicologicamente e diventa uno dei pilastri del Granada mettendo a segno un score di 12 reti. Due anni per ritornare a grande livelli, ma la stagione 2014-2015 si rivela un flop fino allla doppietta rifilata ieri pomeriggio al Getafe.
El Arabi è un attaccante che fa dell'impegno la sua arma principale, non è un fenomeno di tecnica e dribbling ma quando il suo status mentale è al massimo della concentrazione riesce ad essere letale sia grazie al suo destro potente sia per la sue abilità nel gioco aereo. Freddezza, velocità e spirito combattivo, tre caratteristiche chiave che se fossero state supportate, durante la sua carriera, da un carattere stabile e meno ballerino avrebbero fatto di El Arabi l'Inzaghi del Marocco.
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