EUSEBIO DA APPLAUSOMETRO
19.08.2016 | 23:50
Ma che spettacolo puro è il Sassuolo di Eusebio. Anzi, cambiamo il titolo: Eusebio solo applausi. Per chi è in ritardo rispetto al collegamento iniziato qualche anno fa, sarebbe bastato mettersi in visione e all’ascolto per Sassuolo-Stella Rossa. Una delizia per i nostri occhi, anche in questi giorni infuocati dove non esiste tempo per respirare (e non esageriamo). Eusebio di cognome fa Di Francesco, ma crediamo che se non lo avessimo aggiunto sarebbe stata la stessa cosa. Perché lui è il Sassuolo, ci sono dubbi?
In nome del 4-3-3, ci sono modi e modi per imporsi. Il pilota del Sassuolo ha scelto la strada migliore: grande attenzione difensiva, mica un 4-3-3 scriteriato; tre centrocampista applicatissimi come le guardie del corpo 24 ore su 24; un tridente che deve pensare a trovare il gol, ma senza dimenticare i momenti di sacrificio e di copertura. La stella della compagnia si chiama Domenico Berardi, presunto uomo mercato. Presunto nel senso che l’Inter avrebbe voluto, ci ha provato e lo ha tentato, mettendo a disposizione 25 milioni. Ma siccome Berardi è un calabrese cazzuto che deve convincersi di quello che fa, dopo aver detto no alla Juve (perché ha detto no) è entrato nell’ordine di idee di restare con il suo allenatore preferito. Già, perché con Eusebio in panchina il ragazzo di Calabria sprigiona il massimo del potenziale, gioca spensierato, non deve rispondere a quiz tattici particolari. Insomma, il top. Morale: quando Berardi è libero di testa e convinto il raccolto diventa una cascata di monete d’oro.
All’interno del campionato ormai al via ci sarà sempre posto per chi riesce a coniugare concretezza con spettacolo. Di Francesco ti offre l’idea di dormire quattro ore a notte perché sempre preoccupato di un accorgimento da prendere o di una mossa a sorpresa da organizzare. Quando il Sassuolo fa gol lui – piuttosto che saltare – si preoccupa già di organizzare la situazione successiva. Conferma assoluta che la sua ansia da prestazione diventa l’anticamera per una grande recita. Ansia ben riposta, si chiama applicazione di chi non intende sbagliare una virgola e pretende che i suoi ragazzi siano caporali innanzitutto e poi generali.
La forza di un allenatore così è anche quella di capire come e quando fare il salto di qualità personale. Lo aveva cercato qualcuno con insistenza, per esempio il Milan, lui ha preferito non buttarsi dal ventesimo piano senza il materasso sotto. Ci sono modi e momenti per una scelta. Oggi la strada migliore è quella sulla via Emilia: società vera, forse un po’ troppo condizionata dai rapporti di amicizia con la Juve, qualsiasi intervento concordato. In fondo, l’allenatore è un manager all’inglese perfettamente coinvolto nelle scelte di mercato. Anche se nessuno, ne siamo convinti, lo ammetterà.
Scarichiamo l’applausometro. In esclusiva per Eusebio.