Fagioli: “Scommesse? Per noia e per scariche di adrenalina. Ora penso sia da sfigati”

Nicolò Fagioli è tornato in campo e lo ha fatto tornando subito decisivo come dimostra l'assist per Alex Sandro nell'ultima partita di campionato in casa contro il Monza. Adesso spera di rientrare nei 26 che partiranno per l'Europeo, che inizierà il prossimo 14 giugno. Il classe 2001 si è raccontato alla Gazzetta dello Sport, parlando del suo periodo molto complicato, ma non solo. Ecco le sue parole: Sul momento nero: "Quando sono scoppiato a piangere, nella partita con il Sassuolo, non era solo per aver messo in difficoltà la mia squadra, ma perché in quel momento è scesa una cappa nera, tutto mi sembrava negativo, tutto scuro. Il problema è che non ero più padrone di me stesso. Il gioco mi aveva divorato la vita, era diventato un assillo, un incubo. Quando finiscono le 4-5 ore di allenamento, ti si spalanca il vuoto. Se non hai altri interessi, quell’abisso ti attira. Io mi annoiavo, sembra assurdo ma è così. Il successo non è un’armatura che resiste alla solitudine, non ti consente, come una corazza, di far rimbalzare le coltellate del tempo vuoto." Su come è iniziato tutto: "È cominciato tutto come un gioco. Scommettevo, tanto, ma non sulla mia squadra o su di me. Non volevo violare dei principi ai quali credo. So che sembra grottesco che io usi questa parola, ma per me è importante. Pensavo che giocare al calcio e alle scommesse, se le due rette non si incrociavano, non fosse grave." Sulla Juventus: "Ringrazio in primo luogo la società: rinnovandomi il contratto mi ha dimostrato grande fiducia e vicinanza. Poi mister Allegri e i compagni. Penso a Locatelli, Gatti, Chiesa, Bremer, Vlahovic. Per il resto, con l’aiuto dello psicologo, ho combattuto". Sulla Nazionale: "Non mi aspettavo la chiamata, ma ci speravo. Ora voglio dare la vita per essere nella lista per l’Europeo. Se non dovessi riuscirci, tiferò per gli azzurri." Foto: instagram Juventus