Fagioli si racconta: “E’ iniziato tutto per noia, poi è diventata una malattia. Giocare d’azzardo non mi faceva allenare al 100%”
23.02.2024 | 22:16
Nicolò Fagioli, centrocampista della Juventus, si è raccontato a margine del secondo (dei 10) incontri pubblici per sensibilizzare i ragazzi ad allontanare il gioco d’azzardo.
Il centrocampista, che ha patteggiato un anno di squalifica, ha spiegato come è nato tutto.
Queste le sue parole riportate dalla Gazzetta dello Sport: “Come è nato tutto? Dalla noia, dovuta dal tempo libero. Non dico ancora di esserne già uscito, sicuramente è stato un periodo molto difficile e il percorso non si conclude in cinque mesi. Ma sicuramente sto facendo in modo di uscirne definitivamente. Cosa mi spingeva verso il gioco? Il principale motivo credo sia stato la noia. Sto bene, son felice di essere qua: dico ai giovani di non cominciare neanche a scommettere e di coltivare i loro sogni. Un anno fa è stato il periodo più difficile perché avevo problemi causati dal gioco. In quei casi diventa complesso gestire tutto da solo e a quel punto ho capito che dovevo chiedere aiuto. Cosa mi spingeva a mettere tanto denaro nel gioco? Forse avevo tanto tempo libero, la noia mi portava a giocare. Penso sia stata questa la principale causa: è cominciata così, ma dopo tempo è diventata una malattia”.
Una vera malattia: “Man mano perdi i soldi, vuoi nascondere le cose ai genitori e così è diventato un problema – ha ammesso -. All’inizio non pensavo di andare incontro a delle conseguenze. Quando è diventata una malattia ho capito che potevo rischiare molto nella mia carriera, ma la paura veniva superata dall’adrenalina della giocata. È difficile rivivere l’adrenalina? Sì, ma ora trascorro più tempo libero con la famiglia e con gli amici, gioco a tennis e a padel”.
Rendimento alterato: “Mi hanno aiutato molto nel periodo più duro della mia vita. A chi sono più legato? A Vlahovic, Gatti e Chiesa. Il 19 maggio finisce la squalifica, il 26 maggio col Monza spero di tornare a giocare. Il gioco d’azzardo influiva negativamente sulla mia attività lavorativa? Penso di sì perché non mi allenavo al 100%, e dunque in partita non davo tutto quello che potrò dare più avanti dal mio rientro”. Nicolò Fagioli ha raccontato anche come ha gestito il momento di massima esposizione mediatica: “Per un po’ di giorni ho chiuso i social, poi ho letto solo i messaggi positivi. Sapevo potesse esserci il rischio di perdere la Juve, ma in società tutti mi sono stati vicini dal primo giorno”.
Foto: sito Juventus