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TANTA GAVETTA E UN APRILE DA RICORDARE: FARAONI, QUANTITÀ E POLMONI AL SERVIZIO DI ZENGA

24.04.2018 | 09:25

Inutile girarci attorno: non assistevamo a un campionato così bello da tempo immemorabile. È tutto aperto: dalla corsa scudetto agli altri due posti Champions, dall’Europa League alla lotta per non retrocedere. L’unico verdetto sin qui è arrivato proprio in coda, con l’aritmetico declassamento del volenteroso Benevento, proprio all’indomani del blitz di San Siro contro il Milan di Gattuso. La squadra di De Zerbi è stata condannata dal Crotone, arbitro del suo destino ma anche degli equilibri generali: dopo aver fermato la Juve in rovesciata, il buon Simy si è ripetuto anche a Udine, prima che Davide Faraoni firmasse il sorpasso con una conclusione da posizione defilatissima sugli sviluppi di un’occasione creata proprio dal nigeriano. Decisamente inguaiato anche il Verona, sconfitto anche ieri sera dal Genoa e adesso lontano 6 punti dal quartultimo posto. Per evitare la terzultima posizione, quando mancano quattro giornate al termine delle ostilità, è piena bagarre. Ad oggi finirebbe in B la Spal (29): 2 punti più su ci sono Crotone e Chievo, mentre a 33 troviamo Cagliari e Udinese. Per un totale di cinque squadre, dal momento che il margine del Sassuolo – raggiunta quota 37 dopo il successo sulla Fiorentina – è abbondantemente rassicurante. All’interno del nostro spazio quotidiano, accendiamo i fari proprio sul già citato match winner – da ex – della Dacia Arena, sfida caratterizzata dall’infuocatissimo dopo partita con i tifosi friulani, generalmente mai sopra le righe, a circondare lo stadio dopo la 11esima (sic!) sconfitta consecutiva inanellata dalla squadra allenata ancora da Massimo Oddo. L’utilizzo dell’avverbio è doveroso, perché allo stato attuale non vi sono novità sulla panchina, nel senso che le 24 ore di riflessione preannunciate dal dg Collavino non hanno sin qui portato ad una svolta tecnica. “Abbiamo giocato a testa alta, siamo stati sempre sul pezzo, arrivavamo sempre prima sulle seconde palle e questo ci dava la possibilità di accorciare subito e poi ripartire. È stato un gol importante, per me ma soprattutto per la squadra. Anche se mi dispiace, tra virgolette, di aver fatto gol all’Udinese. Lì ci sono belle persone, tifosi che amano lo sport e che non esitano ad applaudire l’avversario che merita di portare a casa il risultato”, queste le parole proferite nel dopo partita dall’uomo della settimana alle latitudini dell’Ezio Scida. Per Davide, nato a Bracciano (alle porte di Roma) il 25 ottobre del 1991, un mese di aprile sicuramente da ricordare: domenica 4 era tornato a segnare in Serie A distanza di oltre 6 anni, ma il gol realizzato al “Grande Torino” era servito soltanto a salvare parzialmente la faccia nell’ambito del poker subito dalla banda Mazzarri. Ieri no, ieri il versatile esterno, che Zenga ha promosso stabilmente titolare in questo 2018, è stato assolutamente decisivo. Un meritato momento di gloria, a 26 anni suonati, per un ragazzo che dopo un percorso più che promettente a livello giovanile (comprese le 32 presenze dall’Italia U16 all’U21) si era un po’ perso per strada. Dopo aver mosso i primi passi nel vivaio della squadra della sua città natale, Faraoni si forma per ben 12 anni nelle giovanili della Lazio, club dal quale l’Inter lo preleva nel 2010 per aggregarlo alla Primavera, con la quale vince subito il Torneo di Viareggio. Per poi venire promossso, nella stagione 2011-12, in prima squadra: a referto 18 presenze complessive e anche il primo gol in Serie A, il 7 gennaio del 2012 in occasione del 5-0 rifilato al Parma. Nell’estate del 2012 il passaggio all’Udinese, all’interno dell’operazione che porta Samir Handanovic ad Appiano Gentile. Da quel momento in poi la carriera di Davide aveva registrato una flessione, con diversi prestiti in cadetteria (Watford, Perugia e Novara) e appena 22 presenze, per complessivi 1298 minuti, con il club dei Pozzo che ne ha detenuto i diritti sul cartellino fino all’estate scorsa. Il 9 luglio la svolta: Davide si libera dai friulani e firma un triennale con il Crotone. Il resto è pura attualità, con il nostro personaggio del giorno pedina sempre più fondamentale, grazie al suo fisico agile e scattante (180 cm per 71 kg), del canovaccio di Walter Zenga. Grandi doti di corsa, che gli hanno consentito di ricoprire la fascia a qualsiasi altezza, il laterale ha progressivamente abbassato il suo raggio d’azione, specializzandosi sempre più come terzino. Pochine, per un calciatore della sua età, le 160 gare ufficiali (con 8 gol, 4 dei quali in Inghilterra) raggranellate da professionista, ma adesso Faraoni – dopo tanta gavetta – ha finalmente trovato la sua dimensione ideale. E la consapevolezza di potersi consolidare in Serie A, patrimonio che i pitagorici vogliono salvaguardare a tutti i costi.

Foto: sito ufficiale Crotone