Football Cover: il vero Tifo, la Bandiera e il Vicesindaco
11.05.2016 | 21:40
La rubrica dedicata ai personaggi, ai momenti, agli episodi del nostro calcio
La conquista della Premier League da parte del Leicester ha emozionato appassionati di calcio sparsi in ogni parte del mondo e ha rappresentato il grande riscatto di un tecnico di spessore e un uomo dagli enormi valori come Claudio Ranieri, motivo d’orgoglio di tutta l’Italia sportiva.
Entro i confini nazionali abbiamo avuto diversi motivi nelle ultime settimane per rivivere l’ABC del calcio che fu, di uno sport caratterizzato dapassione, sportività, lealtà e storie che si concludono con il miglior finale immaginabile. Abbiamo recentemente assistito alla trionfale cavalcata del Crotone di Juric nella massima serie e all’impresa del Benevento, finalmente riuscito a salire sul treno con destinazione serie B dopo un infinito numero di tentativi andati a vuoto. Due storie incredibili, aventi in comune alcuni aspetti; piazze del Sud affamate di calcio che conta e contraddistinte da un attaccamento alla maglia sempre più raro, società serie, dirigenti e talent scout sempre in prima fila nell’aggiudicarsi talentuosi elementi di categoria.
Tra le mille problematiche che attanagliano il nostro movimento calcistico non mancano fortunatamente i motivi per ritrovare il sorriso, viaggiare a bordo dell’incantevole macchina del tempo rivivendo sensazioni sempre più rare, provando emozioni ormai in via d’estinzione, elementi tipici di uno sport fatto su misura per la gente, il popolo, gli appassionati di ogni età, di un calcio dove il padre di famiglia poteva acquistare i tagliandi all’ultimo minuto, si pativa ascoltando le gare alla radio, oppure si aspettavano le ore 18.10 per la prima messa in onda dei goal realizzati nelle gare regolarmente in programma alle 15.
Luca Toni e Gianpaolo Bellini, due addii al calcio che hanno fatto emozionare non soltanto i tifosi rispettivamente di Hellas Verona e Atalanta, ma l’intero movimento nazionale. Toni è un bomber eterno, campione del mondo nel 2006, due volte capocannoniere in serie A (in primis al Verona al fianco di Icardi bomber di nuova generazione), ma soprattutto un uomo eccezionale, un professionista esemplare, uno sportivo sempre pronto a rialzarsi davanti ad ogni difficoltà. L’ultima stagione ricca di infortuni non può oscurare minimamente una carriera fantastica, ma nemmeno l’esperienza veronese, dove per due anni la piazza gialloblu ha potuto godere le prodezze di chi è diventato con merito nel corso degli anni il più grande realizzatore in massima serie del club scaligero. Il giro di campo a fine gara dopo il prestigioso, seppure inutile, successo contro la Juve costituisce la fotografia di un uomo emozionato, commosso, in grado di trasmettere e ricevere tanto dalla gente perchè ogni sua curva l’ha sempre visto per le sue qualità interiori, ovvero una persona semplice, d’altri tempi, alla quale non si può non voler bene.
E che dire della meravigliosa coreografia realizzata dalla Curva Atalantina in onore di Gianpaolo Bellini, bandiera del club da trent’anni da quando nel 1986 a soli sei anni ha indossato per la prima volta la casacca della Dea, l’unica maglia nella sua lunga e onorevole carriera. La piazza bergamasca si è da sempre contraddistinta nella storia per passione, un amore infinito tra gioie e dolori, capace di fortificarsi nei periodi più bui, del resto soltanto un vero Amore può resistere a qualsiasi ostacolo. Poter ammirare un ragazzo del proprio settore giovanile restare fedele alla maglia per un trentennio, senza mai trasferirsi altrove, rappresenta un motivo di grande orgoglio, un qualcosa sempre più unico che raro, una fortuna per Bellini poter vantare una curva di tale spessore, come del resto per i tifosi poter contare su una delle ultime bandiere in circolazione. Il goal realizzato sotto la Curva in occasione della sfida con l’Udinese rappresenta il penultimo momento da ricordare, in attesa che nel prossimo turno il difensore nato a Sarnico possa staccare di una lunghezza Stefano Angeleri in termini di presenze in serie A nella classifica atalantina di tutti i tempi, raggiungendo quota 282 che significherebbe primo posto in solitaria.
La curva dell’Hellas ha trascinato con un tifo incessante, ricco di orgoglio e stile british, i propri beniamini ad alcuni risultati prestigiosi nonostante la retrocessione, in primis i successi ottenuti al Bentegodi contro Milan e Juventus. Qualsiasi sia la fede calcistica, qualunque sia il lavoro svolto nell’ambiente, risulta davvero impossibile non soffermarsi sul tifo della curva gialloblu, la quale avrebbe meritato un’incredibile salvezza. Sul campo il verdetto ha detto retrocessione, ma sugli spalti la qualità del tifo è sicuramente da Champions League, lanciando inoltre all’intera Italia calcistica una grande lezione di sportività, attaccamento alla maglia e senso d’appartenenza. Parlando di retrocessione sul campo e grande attestato di stima e amore incondizionato da parte della tifoseria organizzata nei confronti della squadra risulta impossibile ignorare quanto accaduto al Matusa. La sconfitta interna con il Sassuolo ha automaticamente sancito la matematica retrocessione delFrosinone tra i cadetti, ma l’intero gruppo ha ricevuto a fine gara gli scroscianti applausi dei propri sostenitori, ben consapevoli dell’impegno profuso in campo, del grande lavoro svolto da mister Stellone e delle difficoltà che riserva la massima serie. Soltanto in campo si è però retrocessi.
Dinanzi a tali scenari, ad episodi di così elevato spessore e a personaggi che fanno della professionalità e attaccamento alla maglia i valori portanti di un’intera carriera e della vita quotidiana, non possiamo far altro che stendere il tappeto rosso, sperare in un calcio in grado di mantenere intatti, o ritrovare determinati valori, ai quali risulta impossibile assegnare un prezzo. Almeno quelli non sono in vendita, ilbusiness se ne faccia una ragione.
Diego Anelli Direttore www.sampdorianews.net