Forlán: “Il mio ricordo più speciale? La finale di Copa del Rey del 2010 nonostante la sconfitta. Ho ancora la pelle d’oca”
17/11/2024 | 11:01:51

Diego Forlán, attaccante uruguaiano e leggenda dell’Atlético Madrid (96 gol in 198 partite), ha ripercorso la sua carriera con i Colchoneros e ha parlato anche del suo debutto nel tennis in un’intervista esclusiva per AS, realizzata grazie a un’iniziativa di Just Eat.
“Ho quattro figli e gestisco una squadra di calcio, il Durazno Fútbol Club, che gioca nella terza divisione in Uruguay. Ho circa 150 giocatori nella mia accademia, l’Academia Forlán, e i miei figli giocano anche nel club. Poi ci sono i viaggi per il tennis, dove compito a livello amatoriale nell’ITF. Gioco anche a pádel. È una vita intensa”.
“Da ragazzo ho giocato a tennis insieme al calcio. Ho una buona tecnica e, anche se durante gli anni in cui giocavo professionalmente a calcio il tennis era solo un hobby, l’ho ripreso in seguito. Oggi mi alleno tra le quattro e le cinque volte a settimana e partecipo ai tornei nella categoria +45. Attualmente sono al 117° posto nel mondo. Gioco anche in doppio con Alberto Bravo e abbiamo vinto l’ITF 1000 di Lima, battendo il numero 1 brasiliano in finale. Viaggiare è impegnativo, ma lo faccio con piacere”.
Quando hai firmato per l’Atletico avevi anche un offerta dal Valencia, come spiega la tua scelta?: “In quel momento, il Valencia era più forte dell’Atlético Madrid. Era il periodo in cui Fernando Torres se n’era andato e c’era quel vuoto da colmare. Avevo già avuto la possibilità di trasferirmi, mi avevano cercato due volte prima (Independiente e Manchester United). Questa volta però è andata. L’Atlético è venuto a cercarmi qualche giorno prima del Valencia e lo ha fatto con più determinazione. È anche vero che Villarreal e Valencia hanno una rivalità, quindi non era la stessa cosa. Ho preferito l’entusiasmo di Miguel Ángel Gil. La sfida era enorme, stavamo facendo buone stagioni con il Villarreal, ero stato Pichichi e vincitore della Scarpa d’Oro. E l’Atlético Madrid che affrontavamo non era una squadra che lottava per la Champions. Ma sono venuto convinto dalla sfida che rappresentava”.