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Frustaci, il preparatore dei calciatori: “Vi racconto la mia squadra virtuale”

19.03.2020 | 22:30

L’emergenza Coronavirus ha ribaltato la vita quotidiana anche dei calciatori. Le squadre sono ferme, se non addirittura in quarantena, e allora una domanda sorge quasi spontanea: come ci si allena senza uscire di casa? Di questo e altri temi ne abbiamo parlato con Alessandro Frustaci, noto Sports Performance Trainer, creatore di una ‘squadra virtuale’ che permette di mantenere un contatto (non fisico) da trasformare in motivazione per i calciatori che si allenano in isolamento.

“Nel corso della mia carriera ho allenato circa 70 atleti professionisti, la maggior parte provenienti dal mondo del calcio. In questo periodo complicato, molti di loro mi hanno scritto chiedendomi di poter ricevere qualche lezione che andasse a integrare il lavoro assegnato dai rispettivi club. E allora mi è venuta un’idea: creare un ‘virtual social training club’, dove tanti giocatori si ritrovano (virtualmente) quasi tutti i giorni per lavorare su alcuni aspetti come prevenzione e core stability. Ci vediamo in video come se fossimo nella stessa palestra, ma in realtà siamo sparsi in tutte le zone d’Italia o del mondo. Una sorta di spogliatoio virtuale, o meglio: una squadra virtuale. I giocatori hanno la convocazione per iniziare l’allenamento da casa a un orario ben preciso, alle 15.30”.

Cosa ti ha spinto a intraprendere questa strada?

“Ci tengo a precisare che si tratta di un’iniziativa assolutamente gratuita. Mi sono sentito in dovere di farlo per l’amore che provo verso il mio lavoro e per aiutare – nei termini in cui posso – i tanti amici che ho nel mondo del calcio. Per esempio, tra i tanti che hanno iniziato con me il ‘virtual social training club’ ci sono Schiattarella, Volta, Iori, Paleari, Salviato, Ceccherini, Siligardi, Emerson, Scaglia, Bolzoni, Rolando Bianchi, Martinelli, Federico Dionisi, Nicolas Viola, Kragl, più ex calciatori come Rolando Bianchi, Budel, Belingheri e Canini. Mentre seguo direttamente professionisti come Duncan, e nel corso della mia vita ho allenato anche Mbaye, Galabinov, Bassi, Fiorillo, Martinelli, Lambrughi e tanti altri sportivi come Daniele Scardina, campione italiano di boxe”.

Quali sono i vantaggi di tale metodo di lavoro?

“Per prima cosa, si tratta di un’importante spinta a livello mentale. I calciatori hanno già un programma assegnato dai rispettivi club, ma non hanno quell’aspetto motivazionale che si riesce a creare con il ‘virtual social training club’. Non c’è contatto fisico, chiaramente, in quanto siamo tutti in collegamento video, ma è la soluzione migliore per allenarsi bene in un periodo difficile. Niente videochiamate tra 2 o 3 persone, ma un vero e proprio grande gruppo, una squadra virtuale, appunto. L’obiettivo è quello di stimolare e tenere sempre sulla corda i giocatori. Per far questo stabiliamo un appuntamento quotidiano fisso, come se fosse un vero e proprio allenamento nel centro sportivo. E il fatto di potersi vedere tutti – seppur in video – fa la differenza, si respira l’aria dello spogliatoio. Ma non solo: allenandosi in tal modo, all’interno del gruppo si crea uno sano spirito di competizione, cosa che non potrebbe accadere stando da soli. E’ molto importante diversificare gli esercizi e creare stimoli nuovi, in modo tale che i ragazzi si sentano sempre molto partecipi”.

E il pallone, quanto manca agli atleti?

“Il pallone ai calciatori manca come l’aria. Ma non è tanto il pallone in sé, a loro manca soprattutto l’affetto del pubblico, lo stimolo, la carica e la gioia che trasmettono i tifosi allo stadio. Con il social training, i giocatori hanno degli obiettivi, interagiscono tra di loro e con me, e questo li ha aiutati a riprendere la quotidianità che stavano perdendo, mantenendo alta l’attenzione sulla vita da calciatore professionista”.

I risultati quali sono?

“Per spiegarlo basta un esempio. Io seguo personalmente Alfred Duncan da due anni: allo scorso ritiro estivo del Sassuolo si è presentato con dei valori altissimi e ho avuto il piacere di essere contattato dal capo reparto dalla Mapei per analizzare insieme il percorso del calciatore. Duncan è un atleta esemplare, con il giusto lavoro – oltre quello sul campo e quello assegnato dal club – i risultati si vedono eccome. L’obiettivo di ogni professionista deve essere quello di migliorarsi sotto ogni punto di vista. E aggiungo una cosa: per me tutti i calciatori dovrebbero avere un preparatore atletico specifico, questo potrebbe aiutare di gran lunga gli allenatori e lo staff dei club, perché consegnerebbero alla società un atleta sempre più performante – fisicamente e mentalmente – e sempre meno a rischio infortuni”.

Mauro Cossu