Galliani: “Ibrahimovic sarà sempre decisivo. Pirlo? Senza il Covid a Ronaldo sarebbe primo”
Dopo l'amichevole a porte chiuse disputata alla Pinetina tra
Inter e
Monza, terminata 1-0 per i padroni di casa, l'amministratore delegato dei brianzoli, Adriano
Galliani si è soffermato ai microfoni di
Sky Sport per raccontare le sue sensazioni e di parlare del momento del calcio italiano investito, come tutti, dal Covid. Queste le sue parole:
"Sicuramente è stata una sensazione particolare venire qui, nella tana del nemico, non ci ero mai venuto nei 31 anni di Milan. Sono stato accolto bene dall'amico Marotta, da Conte, Ausilio e Antonello: abbiamo fatto un pranzo molto buono. Beppe e io ci siamo conosciuti nei primi anni '80 in un Monza-Varese, potevamo parlare per ore del passato, ma tocca pensare al presente". Su Conte e il Milan: "Ne abbiamo parlato, abbiamo riso. Se fosse capitato prima, sarei riuscito a portare a buon fine il corteggiamento. E' un grande allenatore, sin dai tempi dell'Arezzo lo ha dimostrato: fa giocar bene le sue squadre, complimenti all'Inter per averlo preso, hanno un top player in panchina". Su Berlusconi: "E' così tifoso che mi ha chiamato per sapere il risultato a fine primo tempo. Come ha detto ieri, il Milan è il suo passato mentre il Monza è il suo presente e il futuro: il nostro sogno è portarlo in Serie A, speriamo di farcela già quest'anno. E' un obiettivo dichiarato, io ero un ultrà del Monza da piccolo". Su Ibra: "Ricordo quando presi Ibra dieci anni fa dal Barcellona. E' un totem, immortale: avanti con Ibra, ma non c'è solo lui perché Pioli ha trovato la quadratura del cerchio col 4-2-3-1 e coi giovani. Anche se sono nel centro sportivo dell'Inter, continuo a essere milanista: 31 anni non si cancellano". Su Pirlo: "Finora ha risentito dell'assenza di Ronaldo, con lui avrebbero vinto a Crotone e col Verona e sarebbero primi o giù di lì. Ciò che mi rende orgoglioso è che Andrea è diventato uno dei tanti allenatori del gruppo di giocatori che c'erano nel nostro Milan, inutile citare Inzaghi, Gattuso, il nostro Brocchi, Sheva, siamo stati una grande palestra. Tre giorni prima della nomina da allenatore, gli avevo detto che era un predestinato, certo non mi aspettavo che dall'Under 23 passasse in tre giorni alla prima squadra e se dovesse vincere sarebbe straordinario". Foto: Zimbio