Gattuso: “I miei 40 anni? Non so dove festeggerò, a casa comandano le donne. Su Ancelotti, Inzaghi, Kakà e Allegri…”
Gennaro Gattuso, allenatore del
Milan, in occasione del suo 40° compleanno (il 9 gennaio), ha parlato ai microfoni di
Premium Sport. Queste le sue dichiarazioni:
"Domani 40 anni? Non so dove festeggerò perché in casa comandano le donne, decideranno mia moglie e i bambini. Intanto contro il Crotone la squadra mi ha fatto un bel regalo ma la strada è ancora lunga, ora si godano questa settimana di riposo: è un gruppo che lavora bene e mi dà tanto, speriamo non perdano questa caratteristica. I 20 anni con i Rangers di Glasgow? Stavo già insieme a Monica (la moglie, ndr) e vivevo un sogno perché da ragazzino giocavo in una squadra con campioni come Laudrup e Gascoigne, in uno stadio incredibile, davanti a 50.000 spettatori. Io allenatore? Nel 2016 avevo firmato un precontratto con la nazionale del Kazakistan, ma nelle precedenti esperienze a Creta e Sion la mia famiglia non si era trovata bene, quindi ho portato Monica ad Astana, ha provato le temperature rigide e ho capito che era meglio fare un passo indietro. Decisione giusta? Sicuramente sbaglia lei meno di me, io non sono un calcolatore. Nella vita mi sono goduto poco le vittorie, ho sempre pensato solo a migliorarmi. I successi non mi hanno cambiato, mi ricordo di più le sconfitte: ho vinto tanto ma ho vissuto male i trofei persi, mi sentivo responsabile. Ancelotti per me non è stato solo un allenatore, ma anche fratello, amico e papà: è stato tutto. Nei momenti di debolezza ci appoggiavamo a vicenda, tuttora abbiamo un rapporto incredibile. Kakà? Dall'esterno dava l'immagine di un ragazzo tranquillo, ma è uno simpatico e che sa stare al gioco. Inzaghi? Cutrone è acerbo, ma assomiglia a Pippo, ha le sue stesse movenze e il suo stesso veleno. L'addio al Milan? Decisione mia, Galliani per un mese mi ha chiamato ogni mezzanotte mettendo la canzone 'se mi lasci non vale'... ma pensavo - e lo penso anche oggi - che fosse finita un'epoca e bisognasse lasciare spazio ai giovani. Non volevo essere un peso, il Milan mi ha dato più di quel che gli ho dato io, è stato giusto andarsene senza polemiche. Cosa invidio ad Allegri? Si fa scivolare tutto addosso, può perdere anche 15 giocatori per infortunio ma non si piange addosso e gestisce il gruppo in modo incredibile. Oggi è completamente diverso, me lo ricordo da giocatore perché era il mio capitano al Perugia e pensava solo a se stesso, non aveva regole. Da tecnico è molto credibile. Mi piace tanto vedere come gioca il Napoli di Sarri e, per come prepara la partita e vede il calcio, mi rivedo un po' in Conte anche se a me ovviamente manca ancora tanto per raggiungere certi livelli. Io sto gestendo i giocatori per cercare di coinvolgerli tutti, serve dare minutagggio a tutti. L'importante è lavorare sul concetto di squadra, conoscere le proprie debolezze per migliorarsi. Ambizioni? Difficile non guardare la classifica, ma il lavoro ci porterà a migliorarla. Non punto in particolare su un giocatore ma sulla squadra: quando c'erano Maldini e Nesta potevamo anche permetterci Cafu e Serginho, oggi no e quindi dobbiamo giocare da squadra, mi auguro questo". Foto: Milan Twitter