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GEIJO, IL SUO MESTIERE È UN GIOCO

22.12.2014 | 11:47

“Il calcio in Svizzera è diverso che in Spagna: è visto più come un hobby, una passione, resta sempre un gioco, anche da grandi”, firmato: Alex Geijo. Non ha mai nascosto la sua voglia di ritornarci, un giorno, a giocare fra i Cantoni. Lì è dove la sua famiglia di origini spangole “ha piantato le radici” ed è lì che vorrebbe chiudere la carriera. Nel frattempo, quello spirito allegro, quella voglia di non prendersi mai troppo sul serio, la convinzione che il calcio sia in fin dei conti una cosa semplice, Geijo se la porta ovunque vada e non ha paura di mostrarla. Quanti professionisti al giorno d’oggi usano Twitter con lo stesso, spericolato, candore di Geijo? “Benzema è un giocatoraccio”, scriveva due anni fa a proposito dell’attaccante all’epoca in crisi a Madrid, “con una mancanza di fiducia in se stesso impressionante. Spero possa tornare ai livelli di Lione”. Ancora, la spassionata ammirazione per Cristiano Ronaldo: “Cristiano può risultare o meno simpatico, ma c’è poco da dire sulle sue qualità.. è incredibile”. Anche oggi, a chi gli chiede sulle sue possibilità di giocare di più nell’Udinese dopo il gol (e il palo) di ieri alla Samp, risponde quasi divertito. “Ma è ovvio che io voglia giocare, non soltanto per il gol, ma per il lavoro che io come gli altri facciamo ogni giorno. C’è tanta competizione, io cerco di farmi trovare pronto, se segno è meglio”. Tutto qui. Come ai tempi in cui cominciò a giocare nella squadra organizzata dal padre per far divertire  i figli di altri immigrati come lui in Svizzera, principalmente provenienti dalla Galizia: si chiamavano infatti “Galaica Onex”. Poi il passaggio al Grand Lucy ed al Neuchatel Xamax, dove lo nota poi il Malaga. Con gli andalusi Geijo fa molto bene nella squadra riserve, con 51 gol in 107 presenze, un po’ meno in Liga, dove totalizza solo 15 presenze. Si trasferisce infatti allo Xerez, dove segna 20 gol in 71 presenze e poi al Levante, nel 2008, dove trova l’allenatore Gianni De Biasi. Qui sembrava potesse spiccare definitivamente il volo: 8 gol nella prima parte di stagione, si comincia a parlare di una generazione ispano-svizzera di calciatori, come lui il suo amico Senderos si sta facendo notare all’Arsenal. Poi, a gennaio, un infortunio al perone che lo costringe a fermarsi 6 mesi, stagione finita. Una tragedia? Macché, è un gioco. Torna sul campo la stagione successiva, al Racing Santander: al “Sardinero” però ci resta poco, perché l’Udinese lo nota e lo porta in Italia, ad allenarsi di nuovo sotto la direzione di De Biasi, nel frattempo tornato in patria. La concorrenza però è subito più impegnativa che in Spagna: Floro Flores e Corradi sono davanti, meglio andare in prestito. Al Granada ed al Watford, dove è comunque “di casa”. Fa bene particolarmente di nuovo in Spagna, dove nella stagione 2010/2011 segna 26 gol in 38 presenze: è il ritorno di Geijo. Dopo l’esperienza inglese passa anche un anno a Maiorca, senza particolari fremiti, prima di ritornare quest’anno a Udine, dove fa il quarto attaccante. Con ogni probabilità, se non fosse stato per l’assenza di Muriel, ieri non avrebbe neanche giocato. E allora? Il suo mestiere, che altro non è che un gioco, è farsi trovare pronto. Le cose serie, per Geijo, sono altre: “Ebola? Preoccupa i media più della fame solo perché può colpire anche i ricchi”. 

Foto: Twitter