Gentile Di Biagio, se non è un fallimento come vogliamo chiamarlo?
25.06.2019 | 23:59
Alibi per tutti, sempre. Mai una spremuta di autocritica, almeno il minimo sindacale. Gigi Di Biagio lascia l’Under 21, lascia semplicemente perché era un passaggio obbligato dopo la cocente delusione dell’ultimo Europeo. Lascia con una frase sibillina che è tutto un programma: “Ma questo non va considerato un fallimento”. No? E come lo vogliamo chiamare? Partecipazione onorevole? Dignitosa presenza? Ma non scherziamo, soltanto la stampa che lo perdona e lo elogia a prescindere potrebbe crederci. Neanche il buon senso di metterci la faccia e di dire “scusate, abbiamo sbagliato”. Anzi “ho sbagliato”. Di Biagio è il classico esempio all’italiana che quando commette un bel mucchio di errori la colpa è sempre di un altro. La gestione della gara contro la Polonia, con scelte allucinanti, è la cartolina del suo Europeo. Una partita da vincere per chiudere i conti dopo il trionfo sulla Spagna si è tramutata quasi in esperimenti che sono costati carissimi. Di Biagio aveva una Maserati, l’ha guidata come se fosse una Panda, è andato a schiantarsi contro un muro. Almeno il buonsenso di ammetterlo? Niente, è più forte di lui, magari pretende anche che gli diano una medaglia d’oro.
Foto: sito ufficiale Vivo Azzurro