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GEORGE PUSCAS, IL NUOVO BENZEMA

16.01.2015 | 12:35

Il calcio è un mondo particolarmente prodigo di paragoni, figurarsi se di cognome fai Puscas. E poco importa se c’è una “c” al posto della “k”, dire quel nome è come pronunciare una preghiera, declamare un articolo della Costituzione del calcio. E a ragione, a dirla tutta. George Puscas è nato in Romania, nel 1996, nel piccolo villaggio di Marghita, ma è di etnia ungherese, vivendo proprio al confine con il paese magiaro: ecco spiegata l’assonanza con il fenomeno Ferenc Puskas. Scherzi del destino: perché se con la stella degli anni ’50 condivide (quasi) il cognome e la provenienza, per il resto non possono esservi giocatori più distinti benché dello stesso ruolo. Figli ognuno del proprio tempo, Puskas era un potente centravanti, che si muoveva lento ma sinuoso tra le maglie avversarie; George invece sembra un cyborg creato apposta per il calcio moderno. Ben strutturato fisicamente (185 centimetri) ed agile coi piedi, possiede notevoli capacità tecniche, ama svariare su tutto il fronte offensivo,  oltre a ritagliarsi un ruolo da ‘cecchino’, quando c’è da scardinare le porte avversarie. Il giovane talento comincia dalle giovanili dell’Oradea, club di seconda divisione, dove si fa apprezzare a tal punto che nel 2012 la dirigenza lo premia col passaggio in prima squadra. Qui si mette in luce con numeri di alta scuola, arricchiti da 2 gol in 13 partite, che ne certificano un talento al quale i nerazzurri non restano indifferenti sotto referenze più che positive dell’allora osservatore Pierluigi Casiraghi. Piccolo retroscena: sul giocatore c’erano anche Juventus ed Arsenal, a fare la differenza per il club milanese fu Christian Chivu, che con una telefonata rassicurò il ragazzo sulla bontà dell’offerta del club nerazzurro. Un anno di prestito, per cominciare: poi, casomai, il riscatto fissato a 600.000 euro. Puntualmente avvenuto. Undici goal in 25 presenze tra campionato e coppa con la Primavera dei nerazzurri (con tanto di gol nel derby sotto gli occhi di Thohir), consentono alla punta di catturare l’attenzione di Mazzarri che lo convoca in prima squadra per qualche match già nella scorsa stagione e soprattutto convincono la dirigenza a puntare su di lui concretamente. Fiducia ripagata, quest’anno ha cominciato davvero esagerando: 15 gol in 10 presenze in campionato, con una cinquina rifilata al Lanciano in un mirabolante 7-0. Ora quando si dice il suo nome si pensa a gente come Benzema e Lewandoski, prototipi di attaccanti decisamente meno vetusti, nonché esempi più calzanti. Del primo Puscas ha mutuato la fantasia concreta e lo stile nel calciare, del secondo la rapidità d’esecuzione ed il sangue freddo sotto porta. Cosa gli manca? Diciamolo subito, benché abbia grandissima visione, deve migliorare nella precisione dell’ultimo passaggio. Cerchiamo forse il pelo nell’uovo, ma è giusto sottolineare i difetti soprattutto quando i pregi sono così evidenti. Lui però, sotto sotto, guarda a Zlatan Ibrahimovic: “Lavora affinché i tuoi idoli diventino i tuoi rivali”, ha detto a proposito dello svedese, dopo averci giocato contro per la prima volta. La Nazionale ovviamente non se l’è fatto sfuggire: ha cominciato dall’Under 17 già a 15, dove a dirla tutta non ha mai segnato. Cambia la categoria e cambia anche il suo ruolino personale: nell’ Under 19 in 7 presenze realizza 5 reti, confermando la sua pazzesca media gol. Infine l’Under 21, dove mette a segno 2 reti nelle 3 gare disputate (uno anche all’Italia di Gigi Di Biagio in amichevole ad agosto). Il c.t. della Nazionale maggiore Moldovan lo ha già allertato, augurandosi al contempo che possa trovare più spazio per giocare, chiuso com’è da Icardi, Palacio e Bonazzoli, nonché dagli ultimi arrivi di Podolski e Shaqiri. “Mi auguro che George possa andare a giocare un calcio vero”, ha affermato il tecnico, “andrebbe bene anche una Serie B, ma deve confrontarsi coi grandi per crescere in fretta. Ha qualità straordinarie, un altro anno con le giovanili sarebbe inutile”. Ora c’è il Genoa, orfano di Pinilla e temporaneamente di Matri, sul talento romeno: per i rossoblu sarebbe una scommessa , che tuttavia, finora, George ha sempre ripagato.