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Giacomazzi (vice all. Roma): “L’obiettivo è tornare in Champions. I Friedkin? Sono ambiziosi”

06.06.2024 | 14:00

Guillermo Giacomazzi, vice allenatore di Daniele De Rossi alla Roma, è stato ospite dei microfoni di Radio TV Serie A: “Con De Rossi ci siamo conosciuti a un pranzo a Roma tramite amici comuni quattro o cinque anni fa. Era tornato da poco da Buenos Aires. Abbiamo avuto subito feeling: stesso carattere, stesso modo di vedere il calcio e il modo di essere. Abbiamo lavorato insieme alla SPAL e ora eccoci qua, nella sua Roma. Lui ha un qualcosa di speciale che lo lega e lo legherà sempre alla Roma e alla città. Te lo fa capire da subito. Lavoriamo molto, non ci rendiamo conto del tempo che passa e spesso guardiamo l’orologio e ci rendiamo conto di essere arrivati a sera. Questo accade quando si fa quello che si ama, il tempo vola e il lavoro non pesa. Credo che Daniele abbia un dono: la comunicazione. È sempre funzionale. Quello che sta facendo con i media non è niente di diverso da quello che fa lui nella vita, è trasparente e limpido. Lui è un top sotto ogni aspetto, il punto di vista comunicativo è uno dei tanti aspetti positivi che ha, ma non è l’unico. È molto forte nella comunicazione con tutti: calciatori, staff, e media”.

Il gruppo “Se riesci a creare l’idea di gruppo velocemente, le fatiche vengono condivise. La soddisfazione e i risultati sono merito dei calciatori, noi proponiamo un lavoro e siamo esigenti sul fatto che i ragazzi lo facciano al meglio. Sono i ragazzi che riconoscono le giocate e decidono; noi dobbiamo far sì che in poco tempo loro sappiano come muoversi e dove trovarsi in campo”.

I singoli: “Direi che l’esaltazione delle qualità e delle caratteristiche dei singoli, siano frutto di una ricerca che ogni allenatore deve fare. Io ho giocato tanti anni in serie A e aver fatto il calciatore mi ha aiutato a capire come comunicare con loro e come aiutarli nella cura dei piccoli dettagli. Sono quelli a fare la differenza. Loro sono forti, tanti calciatori che abbiamo in rosa sono molto forti, gli basta un input e loro davvero riescono a fare la differenza. Gran parte del gruppo è fatto di calciatori di altissimo livello. Svilar è un ragazzo che non ha avuto tanta continuità nei primi mesi e quindi abbiamo scelto in un primo momento Rui Patricio, scelta presa in condivisione con lo staff e con lui. Questo fa capire che grande campione sia oltre il campo; poi lo spazio è arrivato”.

La Roma in Champions “Il nostro obiettivo è sempre quello di migliorarci: come gruppo e nei risultati. Vogliamo riuscire a rimanere al livello raggiunto da diversi anni. Tornare in Champions è sicuramente un obiettivo. I Friedkin li vediamo spesso, anche se è Daniele ad avere un filo diretto con la presidenza e la società della sua totalità. Avere questo rapporto ti da serenità nel lavoro quotidiano. Lavoriamo a Trigoria che è un centro all’avanguardia e anche questo è fondamentale per una buona riuscita del lavoro”.

L’Olimpico. “Io sono sudamericano e lì la passione per il calcio è sconfinata. Posso assicurarvi che l’atmosfera è uguale anche a Roma: fanatismo e senso d’appartenenza. Sentire l’Inno di Venditti cantato da tutto lo stadio è qualcosa di clamoroso, da brividi ogni volta. I tifosi sono una cosa spettacolare, sono davvero il 12° uomo in campo”.

Lo spogliatoio. “I sudamericani creano gruppo, ma sono in grado di includere tutti: uruguaiani, argentini. Bevono Mate e mi fa sorridere perché è tipico della cultura sudamericana, è una tradizione. Cerco di non fare differenze con nessuno, nonostante io abbia anche avuto modo di giocare con o contro alcuni di loro, questo sicuramente aiuta e ti permette di essere più diretto, però c’è un limite tra allenatore e calciatore e va rispettato, sulla base di questo ci si può avvicinare di più o di meno ad un giocatore, tenendo sempre a mente questo; bisogna avere più attenzioni ed essere più sinceri con chi ha avuto meno minuti, tenendo sempre alto lo spirito anche a questi ragazzi”.

La Serie A. “Sono contento per la salvezza del Lecce. Sono particolarmente legato a quella piazza perché è stata la prima squadra con cui mi sono approcciato alla Serie A da calciatore, sarò sempre grato a tutti lì, mi hanno davvero trattato come un figlio e penso di aver ricambiato il sentimento facendo tutto quello che potevo fare e impegnandomi sempre al massimo. Penso che la Serie A possa tornare a incantare tutti i tifosi del mondo cercando di essere ancora il campionato più attrattivo; oggi è ritenuta la Premier il campionato più suggestivo, ma penso che la Serie A possa fare meglio”.

I giocatori in Nazionale. “Mancini, El Shaarawy, Cristante e Pellegrini sono tutti e quattro bravissimi ragazzi con qualità e testa. Sono all’altezza di poter fare bene con la Nazionale e io sono sicuro che sarà così”.

Foto: logo Roma