Giampaolo: “Cento partite alla Samp? Onore e orgoglio per me. Davanti a me solo i grandi”
12.12.2018 | 09:55
Intervistato da Il Secolo XIX, Marco Giampaolo, allenatore della Sampdoria, ha parlato della sua esperienza sulla panchina dei blucerchiati, ormai giunta al terzo anno: “Cento partite per me sono un onore e un orgoglio. Cento partite alla Samp sono cento partite alla Samp. È un bel traguardo per me, che al massimo mi sono fermato due anni all’Ascoli. Un rapporto che va avanti da quasi tre anni e oggi è difficile resistere per tanto tempo nello stesso club. Guardo gli allenatori della Samp che mi precedono in classifica e sto dietro i grandi. Boskov è una leggenda, Novellino si identifica nella Samp, a un Eriksson che cosa gli vuoi dire?”. Sul ricordo più significato alla guida della squadra ligure: “Il primo derby, vinto 2-1. Ne venivamo da una miniserie negativa. Quel pomeriggio la Gradinata Sud mi manifestò un affetto e una stima per me inaspettati. Senza che io avessi nei loro confronti nessun tipo di credito o di credibilità. Se mi sono mai sentito a rischio? Sinceramente no. Ci sono stati momenti di difficoltà che fanno parte del gioco, però non ho mai pensato che mi dovessi giocare quella partita da ‘dentro o fuori’. Perché se arrivi a giocarla significa che sei già segnato. Già fuori”. Sull’accusa di essere ‘talebano’: “Ci scherzo sopra, mi sto facendo crescere la barba. I giocatori sanno a memoria i comportamenti collettivi, sanno che spostare un giocatore in una zona di campo non prevista dalla organizzazione significa alterare tutti gli equilibri. Se io non avessi lavorato su nessun tipo di principio collettivo, allora si potrebbe fare tutto. Posso giocare una volta a tre, una volta a quattro, una a uno. Non dico che non si può cambiare, ma si deve programmare il cambiamento con le caratteristiche dei giocatori”.
Foto: Twitter Sampdoria