Ciao Gianfranco: signori si nasce, maestri si diventa (per sempre)
14.10.2020 | 12:38
E’ difficile raccontare chi fosse Gianfranco De Laurentiis per me. Ora che non c’è più, mi vengono in mente tanti momenti indimenticabili che restano e resteranno per sempre. Gianfranco non era soltanto un fenomeno della tv, la tv quella vera fatta di competenza, garbo e stile, dove non devi farti scrivere una recensione per capire chi sei, basta accendere, guardare e capire.
Gianfranco era, è e sarà sempre, un autentico gentiluomo, di quelli che forse oggi non nascono più. Lo conoscevo di fama, come tutti, un bel giorno – alla fine degli Anni Novanta – mi ritrovai in trasmissione con lui e con Fabrizio Maffei che sarebbe diventato presto direttore di Rai Sport. E sinceramente non mi sembrava vero.
Una trasmissione ad Avellino su Prima Tivvù, editore Mario Barisano. Al primo incontro, quello per conoscerci, ci dissero “il programma si chiamerà Contatto Sport, il conduttore sarà un ragazzo neanche maggiorenne”. Ricordo Gianfranco che d’istinto rispose così: “Neanche maggiorenne il conduttore… Ma che… sta a dì?”. E giù risate infinite. Il conduttore minorenne, ovvero Michele Criscitiello, molte cose sono nate da lì e continuano ancora oggi. Gianfranco era diventato il nostro primo tifoso e a me sinceramente non sembrava vero, un sogno, il confronto con un genio della tv: classe, garbo, competenza (quella che oggi spesso manca), umanità, schiena stradritta, umanità finanche eccessiva.
Abbiamo fatto per sei anni di fila Roma-Avellino e Avellino-Roma, andavamo con la mia auto o con la sua, decidevamo il mercoledì come organizzarci, la trasmissione rigorosamente di lunedì. Passavo a prenderlo a Saxa Rubra e di quei sei anni mi resteranno nel cuore i consigli, le lezioni di giornalismo, la collezione di orologi e l’ultimo acquisto che mi faceva vedere in anteprima, gli editoriali fino allo svincolo di Avellino Ovest sulla Formula Uno, i racconti della sua oasi a Campo di Mare, i ritagli dei giornali che infilava nel portafogli e che spesso tirava fuori come se fossero la sua sentenza, le grappe dopo cena dal mitico Sabatino, il caffè corretto del mattino dopo prima di ripartire.
“Gianfranco, ma io non riesco corretto alla grappa, sono le 8,45…”. E lui sorrideva, accendeva una sigaretta, la sosta ai soliti autogrill, il panino con la mortadella una sera per non fare tardi, i foglietti zeppi di appunti perché andare preparato in diretta era legge, la sua missione. Vorrei rifarne una, di quelle trasmissioni, per dirti “grazie”. Un abbraccio affettuoso a Paolo e Roberto, alla signora Mirella. Oggi a Roma piove, saranno lacrime che vengono giù, come non piaceva a te. Come quelle mattine che “non posso scappottare la Mini per fumare meglio”. Ciao Gianfra, indimenticabile.