GIANNI DE BIASI, IL RE D’ALBANIA CHE HA RISCRITTO LA STORIA

Nel 2015 gli avevano già conferito la cittadinanza e una laurea Honoris Causa, dopo quando accaduto ieri sera è lecito aspettarsi l’intitolazione di una piazza e l’erezione di un busto aureo. Stiamo parlando di Gianni De Biasi, il commissario tecnico che ha portato l’Albania alla fase finale di un Europeo per la prima volta nella sua storia. La sconfitta casalinga contro gli acerrimi rivali della Serbia, in un match ad altissimo rischio considerati i tumulti dell’andata, aveva complicato il cammino della Nazionale dei Balcani. Nella tana dell’Armenia, contro Mkhitaryan e compagni, servivano i tre punti per centrare la qualificazione diretta e spedire la Danimarca ai playoff. E vittoria è stata, un 3-0 netto senza discussioni di sorta: strada spianata dall’autorete di Hovhannisyan in apertura, prima che Xhimshiti e Sadiku consolidassero il risultato. Tanta Italia nella rappresentativa che ha fatto esplodere di gioia Tirana e un Paese intero: oltre al ct come non menzionare il vice Paolo Tramezzani (ex terzino di Inter e Piacenza, tra le altre), l’assistente Erjon Bodgani (una carriera spesa in Serie A, dalla Reggina al Siena) e i vari Berisha (Lazio), Hysaj (Napoli), Memushaj (Pescara), senza contare Basha e Cana, che fino alla scorsa stagione difendevano - rispettivamente - i colori di Torino e Lazio.



“C’erano una volta le squadre materasso”: un film da Oscar magistralmente diretto dal 59enne allenatore-regista veneto, che sull’altra sponda del Mar Adriatico ha trovato la sua dimensione ideale.

Nel fantastico dopo partita, il nostro personaggio del giorno si è comprensibilmente tolto qualche sassolino dalla scarpa: “È la più grande soddisfazione della mia vita. Questo risultato è il frutto del lavoro di un team. Siamo felici di essere un esempio per tante cosiddette piccole. In questi anni abbiamo fatto una grande squadra con ragazzi poco conosciuti ma di grande talento. Il nostro è un miracolo sportivo, ma dobbiamo tenere calma una piazza che si infiamma e si intristisce nel volgere di pochi secondi. Tre anni e mezzo fa, al mio arrivo, dissi ai miei calciatori che un obiettivo importante lo avremmo centrato. E chi ci rideva dietro, adesso si aggrega e ride anche lui”. Solo posti in piedi ormai sul carro di De Biasi, capace di tagliare un traguardo impensabile - contro ogni pronostico - in un girone che, oltre al Portogallo di Cristiano Ronaldo (battuto a domicilio il 7 settembre del 2014!) annoverava squadre ben più accreditate come le già citate Danimarca e Serbia, quest’ultima autentica delusione di tutte le qualificazioni europee al pari dell’Olanda.



Volendo ripercorrere in sintesi la sua carriera, sia da giocatore che da allenatore, Gianni, all’anagrafe Giovanni, nasce a Sarmede il 16 giugno del 1956. Formatosi calcisticamente nella vicina Treviso, da centrocampista legò il suo nome essenzialmente ai colori di Brescia e Palermo (1978-86); Reggiana, Pescara, Vicenza e Bassano le altre compagini che lo videro protagonista con gli scarpini chiodati ai piedi, mentre con la maglia dell’Inter, che lo ebbe in organico nella stagione 1975-76, non collezionò alcuna presenza. Un buon interprete del ruolo, con all’attivo una promozione dalla C1 alla B con i rosanero e svariate decine di apparizioni in Serie A tra Pescara e Brescia.

Decisamente migliori i riscontri in panchina: i primi passi mossi alla guida delle giovanili di Bassano e Vicenza, poi Pro Vasto, Carpi, Cosenza, Spal (una promozione dalla C2 e Coppa Italia di categoria), Modena (col doppio salto dalla C1 alla A e successiva permanenza), l’ultimo Brescia di Baggio, il Torino che riporta nella massima serie al primo tentativo, una fugace parentesi in Spagna al Levante, ancora Toro con l’ennesima salvezza raggiunta, due mesi all’Udinese e, dulcis in fundo, a far data dal 14 dicembre del 2011, la panchina della Nazionale albanese.     



Per capire a fondo quanto sta incidendo e cosa rappresenta il condottiero italiano per la sua patria adottiva,  vi riportiamo uno stralcio delle motivazioni alla laurea Honoris Causa, in Scienze Sociali, riconosciutagli all’inizio del corrente mese di ottobre dalla Tirana European University “…per meriti straordinari come: creatività, ricerca e disciplina nel gettare le fondamenta della più vincente Nazionale nella storia del calcio d’Albania; per il suo ruolo particolare, insieme alla squadra, nell'influire qualitativamente sul cambiamento dell'immagine internazionale degli albanesi, contribuendo in modo energico alla creazione del sentimento nazionale in tutte le generazioni degli albanesi, dentro e fuori il territorio statale, specie nei giovani, avvicinandoli sempre di più allo sport così da allontanare i vizi del tempo che viviamo; per aver creato con il suo talento e la sua maestria lo spirito di squadra, fondato su un esempio vittorioso di collaborazione. Uno spirito che rappresenta, in effetti, il modello da seguire per la stessa società albanese”

Una piazza e un busto d’oro per Gianni De Biasi, il Re d’Albania che ha riscritto la storia.

Foto: sito ufficiale Gianni De Biasi