I giorni del Cholo: l’Atletico, il ruolo da testimonial e gli scenari
Sono i giorni del
Cholo, all’interno del mese di maggio, tradizionalmente dedicato - in chiavare mercato - al futuro degli allenatori. Un mese di maggio che a
Simeone ha riservato un’altra mazzata tremenda targata
Real Madrid. I
colchoneros al ritorno cercheranno l’impresa, ma le probabilità che gli acerrimi rivali - per il quarto anno di fila - chiudano il sogno Champions dell’
Atletico sono altissime, alla luce del 3-0 del Bernabeu. Certo, meglio in semifinale che in finale, volendo raschiare il barile della negatività. Ma se all’Europa aggiungiamo l’eliminazione dalla Coppa del Re il quadro si complica. Resta il terzo posto nella Liga (a 10 punti dalle due big) come traguardo massimo, da consolidare a tre giornate dalla fine con il
Siviglia a meno 3. Pochino, per le ambizioni di
Diego Pablo, specie in rapporto alle annate precedenti. In condizioni normali, e con un contratto già ridotto (sic) dal 2020 al 2018, sarebbe lecito pensare al capolinea per fine ciclo. Però, c’è un però. Anzi due. In primis il fatto che il 47enne tecnico argentino ha ripetuto a più riprese, quasi fino alla nausea, che rispetterà l’attuale accordo. E il
Cholo tendenzialmente non è uno che si rimangia la parola. In secundis, la prossima stagione il Vicente Calderon andrà in pensione e l’
Atletico traslocherà nel nuovo stadio, il Wanda Metropolitano. E
Simeone, che già in tempi non sospetti aveva manifestato la sua intenzione di “battezzare” il nuovo impianto, è stuzzicato dal ruolo di testimonial che gli verrebbe affidato. Questa la situazione, fermo restando che nel calcio mai nulla si può escludere. Se
Diego optasse per il colpo di testa, in senso figurato, tra gli scenari ipotizzabili ci sarebbe senz’altro l’
Inter, in aderenza alla precisa volontà del condottiero
rojiblanco, più volte espressa in passato. Da non scartare l’ipotesi
Psg, come segnalato lo scorso marzo da
L’Equipe, già all’indomani della disfatta del Camp Nou che
Emery, alla fine della fiera, potrebbe pagare. In generale,
Simeone in una recente intervista ebbe a dichiarare che l’unica squadra che non guiderebbe mai è proprio il
Real, per comprensibili ragioni sentimentali, lasciando aperta la porta ad altri club spagnoli.