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Giulini: “Dobbiamo tornare a vincere, anche giocando male. Maran? Uomo vero”

28.02.2020 | 17:07

Tommaso Giulini, presidente del Cagliari, ha rilasciato una lunga intervista sulle pagine de  La Nuova Sardegna. Queste le sue parole riportate dal sito ufficiale del club sardo: “Momento difficile? Il sentimento è così forte che è difficile dire quello che ho dentro. Stavamo disputando una stagione sopra le righe in un anno particolare…”

Anche perché la scorsa estate ha fatto investimenti importanti sul mercato.
“Abbiamo un centrocampo tra i migliori in Italia. Lo dicono gli addetti ai lavori. La nostra squadra ha le potenzialità per stare tra le prime dieci. Quando si ottengono 29 punti dopo 15 giornate, più che coltivare ambizioni era importante affrontare le partite con coraggio senza caricarsi di troppe responsabilità. Forse bisognava avere un po’ più di pazzia sportiva e continuare ad andare in campo con gioia e leggerezza”.

La vittoria è una chimera.
“È una questione di testa, non fisica. Adesso dobbiamo tornare a vincere, anche giocando male. In campo devono andare undici “cani” che giocano con grande compattezza per prendersi i tre punti. Ritrovare la strada del successo deve essere la nostra ossessione. Prima i punti arrivavamo esprimendo un bel calcio, in questo momento ha poca importanza come ci riusciremo”.

Il gruppo è sempre unito?
“Certo. Così come uniti siamo io Carli e Maran. L’Olbia che risale è un esempio, quando ci sono dei valori prima o poi emergono, se tutti remano nella stessa direzione. A volte penso che questa situazione non ha senso”.

Dopo il ko col Napoli avete deciso per il ritiro, quindi per la linea dura?
“Abbiamo con convinzione sempre difeso l’operato del tecnico e dei giocatori. Chi deve decidere, quando si accorge che usare la carota non basta è giusto che faccia ricorso al bastone”.

Maran è a rischio?
“Ho avuto la fortuna di conoscere un uomo vero, che porta con sé una grande cultura del lavoro. Prima di prenderlo avevo un parere molto positivo su di lui ma vedendolo lavorare da vicino la mia stima è cresciuta a dismisura. Il calcio è una realtà particolare, non sempre i risultati sono una conseguenza. Ci sono tanti fattori che influiscono e tutti, a partire da me, siamo sempre sotto pressione”.

L’entusiasmo dei tifosi si è raffreddato, preoccupato?
“Ho accettato meglio la contestazione, che giustifico se resta nei limiti civili. Quando c’è, vuol dire che si ama la squadra. Mi ha fatto male vedere nell’ultima partita in casa tanti posti vuoti nel settore Distinti, è un dato che deve preoccuparci. La medicina sono i risultati, non ci possiamo permettere di far disinnamorare la gente. L’ indifferenza è un sentimento da scacciare”.

Con la Roma stadio pieno?
“Abbiamo bisogno dei tifosi. Capisco la delusione perché sono il primo innamorato del Cagliari. La squadra non è cambiata, è quella che ha raccolto applausi ovunque. Qualcosa deve cambiare per forza”.

Coronavirus permettendo naturalmente…
“Le autorità, la FIGC e la Lega stanno agendo con buonsenso. Il calcio è gioia, passione, il passatempo preferito degli italiani. Se la situazione non precipita cercheremo di non fermarci”.

All’inizio del girone di ritorno la crisi sembrava fosse alle spalle, quel pari col Parma…
“La rete subita nel recupero è stata determinante. Una mazzata, sono tornati gli incubi dei gol incassati con la Lazio. Due momenti della stagione che stiamo pagando oltre misura”.

Quanto si è infuriato per l’infortunio bis di Pavoletti?
“Penso ci sia stata leggerezza da parte sua che sta pagando più del dovuto. Adesso aspettiamo Leonardo in campo per l’inizio della preparazione estiva. Stiamo lavorando a un suo adeguamento del contratto”.

Avete sbagliato a non acquistare un difensore a gennaio?
“Se il Cagliari vuole lanciare giovani come ha fatto con Cragno e Barella deve farli giocare. Walukiewicz è uno dei difensori più di prospettiva, è giusto puntarci. Abbiamo tre centrali affidabili come Pisacane, Klavan e Ceppitelli, il quarto è il polacco, un ragazzo che ha qualità. Per quale motivo andare a prendere uno qualsiasi? O acquisti un calciatore che migliora nettamente il reparto e allora ha un senso, altrimenti dico no a operazioni tanto per farle per poi togliere ulteriore spazio ai giovani”.

Cerri era un suo pupillo ma lo ha ceduto alla SPAL. Ha cambiato idea?
“Il gol che ha segnato alla Sampdoria è la nostra ultima vittoria, quindi ho un ricordo positivo (ride ndr). Rimango dell’idea che sia un calciatore con grandi potenzialità”.

Anche lei pensa che sul Cagliari si sono create troppe aspettative?
“Non fossimo forti, nessuno si aspetterebbe nulla da noi”.

Andrea Cossu è uno scopritore di talenti?
“Una persona sveglia, furba, riservata. Se a questo aggiungi l’amore che ha per il Cagliari è un mix perfetto. Siamo contenti di quello che sta facendo, ha occhio sui giocatori”.

Sorpreso dalla Primavera?
“Siamo secondi a tre punti dall’Atalanta. Una grande stagione, va dato il giusto merito a Canzi e Conti. Mantenere questa umiltà è importante. Abbiamo uno dei budget più bassi del girone ma il merito di aver trasmesso ai ragazzi valori come sacrificio e attaccamento alla maglia. Sono convinto che la salute di una società si misuri dalla solidità delle sue basi. Lavoriamo per far sì che il settore giovanile diventi la base del nostro club. Le case si costruiscono dalle fondamenta”.

Con l’aiuto di un maestro come Bernardo Mereu?
“Il lavoro capillare nel territorio negli anni alzerà il livello del movimento calcistico sardo e della nostra prima squadra. Mi sono emozionato l’altra sera mentre guardavo lo speciale trasmesso da Sky con Mereu che parla ai ragazzi. Bernardo è un uomo di calcio e di cuore, un grande acquisto, così come Pierluigi Carta”.

Riconoscimento importante la nomina della Scorcu nel direttivo del calcio paralimpico.
“Viene premiato il lavoro di una persona che collabora nel Cagliari da sempre, che ha maturato un enorme percorso di crescita. Premia la passione delle tante persone che lavorano nel club e l’attenzione della società e della Fondazione Giulini per i temi sociali”.

Pronti per il Centenario?
“L’evento più rilevante sarà la partita del 31 maggio: le nostre leggende contro quelle azzurre. Per i 50 anni dallo storico scudetto renderemo omaggio agli eroi del 1970 con una iniziativa speciale, particolare. Il Centenario deve essere un punto di partenza, un acceleratore di crescita”.

Foto: Cagliari sito ufficiale