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Gravina: “Modifica dello Statuto della FIGC? Privilegiato il principio della democrazia”

04.11.2024 | 16:20

Il presidente della FIGC, Gabriele Gravina ha parlato al termine dell’Assemblea che ha portato alla modifica dello Statuto federale.

Queste le sue parole in conferenza stampa: “La soddisfazione è aver privilegiato un principio fondamentale al quale ci siamo ispirato in questo percorso, ovvero i principi della democrazia. Abbiamo sancito in diversi passaggi le norme sui principi statutari, l’assemblea di oggi è stato il luogo dove un’istituzione ha voluto dimostrare a sé stessa e a tutti i soggetti interessati che il principio della democrazia sia il più importante. Aver lavorato su un equilibrio fondamentale e aver pensato in maniera responsabile di concedere, nell’ambito di un equilibrio Federale, alcune attività come quella dell’autonomia nella lega Serie A, non previsto da nessuna norma, penso sia un gesto di responsabilità condiviso. Oggi non mi sentirete parlare di numeri che sono significativi, ma di contenuti. La Federazione è andata incontro alle richieste della Serie A, questo non poteva non essere tenuto in debita considerazione e lungi da noi la presa di posizione politica della Serie A. Il nostro è stato un gesto di responsabilità affidare quella che è l’autonomia della Lega Serie A”.

È una giornata importante anche per lei dal punto di vista emotivo, ha fatto riflessioni sul suo futuro? Io mi sto dedicando al futuro del calcio italiano, il futuro mio è personale. Scioglierò la riserva tra qualche giorno dopo un confronto politico importante con tutte le componenti del calcio italiano. Il presidente della FIGC non è un auto-candidato, è previsto dalle norme ma deve essere considerato in grado di essere una guida per il calcio italiano da tutte le componenti. Ho pagato un prezzo enorme dal punto di vista personale, ma dal punto di vista emotivo sono sereno. Sicuramente c’è amarezza, ma ho voluto lasciare alla platea un alert. Girano soggetti molto dediti ad attività extra, mi dispiace capire e intuire che sono sempre 2-3 persone legate allo stesso circolo vizioso. Non faccio nomi, ma sono facilmente intuibili”.

C’è un confronto con una legge politica da affrontare: “Abbiamo sempre rispettato la legge e lo abbiamo fatto fino in fondo. Qualche amico in comune la ritiene la legge dell’anche, a me sembra una norma che dà indicazioni e non ci siano prescrizioni a cui adeguarsi. Abbiamo fatto una scelta politica interna al consiglio federale condivisa con le componenti. Non pensiamo di alterare il principio della democrazia alterando la libertà dello sport. Ho festeggiato in giunta CONI quando l’articolo 33 della Costituzione ha parlato di benessere psico-fisico e dell’importanza dello sport, ma non credo che bisogna adattare la governance del calcio solo sul valore economico. Questo non l’ho trovato in alcun passaggio della Costituzione”.

La Serie A ha votato con otto contrari e dodici astenuti, come legge questa divisione? La sorprende non aver ricevuto neanche un voto favorevole dalla Serie A? “Credo che il voto debba essere interpretato in maniera corretta, poi ci sono le interpretazioni che ognuno di noi può fare. Non c’è un voto favorevole, lo capisco perché la Lega di A ha manifestato una situazione con i dodici voti costanti di astensione. Hanno dimostrato disagio in quel voto verso chi effettivamente ha compreso tutto quello che è stato fatto a favore della Lega Serie A, rispetto a chi ha forzato nuovamente la mano. È facilmente comprensibile, ma il risultato è molto chiaro. La Serie A ha presentato tramite il suo presidente una proposta quest’oggi che non mi sembra abbia ricevuto voti favorevoli”.

Non c’è unanimità di 15-18 club in Serie A, servono delle riflessioni all’interno della A? Sono otto club che si muovono, gli altri non prendono posizione.
“Non appoggiano una loro proposta, è una valutazione politica ed evidentemente un atto di responsabilità verso una richiesta oggi ottenuta dalla Lega Serie A. Non voglio entrare nelle dinamiche di tensioni interne alla Lega Serie A che sono note, mi dispiace che per settimane è apparso un voto unanime su una serie di argomenti e poi di unanime c’è ben poco. La nostra proposta mi sembra condivisa in maniera schiacciante e questo la dice lunga sulle diverse posizioni della progettualità del mondo del calcio. La mente è ancora più serena rispetto a questa mattina, pensare che una lega possa davvero credere di risolvere i suoi problemi con un consigliere in più o in meno è molto superficiale, dobbiamo tutti insieme pensare che il calcio italiano ha bisogno di altro. Come mai tutto questo accanimento non è stato riversato su argomenti su cui mi sto battendo da sei anni? Come mai? Cito il presidente Cairo che ha detto che bisogna aumentare le risorse del calcio italiano, io mi batto per questo ma perché non c’è nessuno che mi appoggia? Sono sei anni che batto sulla tax credit, il calcio è cultura, perché non viene considerato come tale? Abbiamo chiesto l’1% sulle scommesse che è a tutela del diritto d’autore, vale in tanti paesi europei e non Italia. Perché nessuno mi appoggia in questo? Il potere non porta alla risoluzione dei problemi. Credo che la politica italiana debba pensare a questi temi, l’algebra all’interno del consiglio federale la gestiamo noi”.

Foto: sito FIGC