HICKEY, UN’ALTRA STELLINA PER IL BOLOGNA DI SINISA
30.09.2020 | 12:00
Se fai gol in un derby a 17 anni vuol dire che sei un predestinato. Se lo fai in una ruvida stracittadina scozzese, con l’altro piede e sotto la curva dei tuoi tifosi in trasferta, c’è anche dell’altro. Destino o no, Aaron Hickey quel 22 settembre di un anno fa divenne l’idolo di mezza Edimburgo, di quella metà che tifa Heart of Midlothian e che brinderà alla sua salute chissà per quanto tempo nei pub di Prince’s Street. Per non parlare delle birre levate al cielo al Diggers, soprannome di uno ritrovi più in voga dei fan granata prima dei match casalinghi. Fatto sta che, quel pomeriggio ad Easter Road, l’Europa scoprì un talento cristallino sulla pelle dell’Hibernian. Un ragazzino che ha compiuto da poco 18 anni e che gli 007 del Bologna, agli ordini di Sabatini, avevano segnalato con relazioni dettagliate. «E’ un calciatore da prendere» c’era scritto su ognuna di esse, pur consapevoli che la concorrenza sarebbe stata agguerrita. Un nome su tutti: il Bayern Monaco lo voleva subito per la propria formazione U23.
Hickey, per intenderci, non ha la faccia alla Colin Hendry, almeno nell’aspetto sembra meno guerriero e più millennial. E’ cresciuto nel settore giovanile degli Hearts, ma, a causa di un anno in quello del Celtic, il club più famoso e cristiano di Glasgow riceverà il 30% di quanto sborsato dal Bologna. Gioca da terzino sinistro, tanto che in patria si sprecano paragoni con Andrew Robertson. Dedito al lavoro sul campo, in una recente intervista all’Evening News ha detto di essere capace di usare entrambi i piedi e non solo il mancino. Per ulteriori referenze, del resto, chiedere sempre agli Hibs. Mihajlovic, uno che non perde tempo a guardare la carta di identità, lo ha spedito in campo contro il Parma. Un altro derby per il suo esordio in Italia, roba da non credere. Pulito in fase offensiva, ha tenuto anche dinanzi ad un cliente scomodo come Karamoh quando c’era da ripiegare. Sinisa voleva testarlo, lo ha fatto, ha preso nota. Il Bologna, probabilmente, ha trovato un’altra stellina.