Quel rigore fallito contro la Lazio, all'ultima giornata dello scorso campionato, sembra lontano anni luce. Destino beffardo, crocevia di una stagione che rappresentò il più amaro degli sliding doors. Le speranze di un popolo frantumate dopo una rimonta da favola, il morale di un bomber sotto i tacchetti e con la valigia quasi pronta per sbarcare altrove. Eppure parliamo di appena 349 giorni fa. Un intervallo di tempo che ha riconsegnato alla serie A e al mondo del calcio intero il miglior Higuain della storia. "Devo molto a Sarri", ha ribadito più volte alla stampa il Pipita. Unica spiegazione logica di un'inversione di tendenza clamorosamente lieve. Non fatevi confondere dall'ossimoro: è andata proprio così. Perché Gonzalo in carriera la porta l'ha sempre vista, anche l'anno scorso, chiuso a sole 4 lunghezze dalla "coppia-Pichichi" Toni-Icardi. Impossibile mettere in dubbio le sue qualità sul rettangolo verde, specie negli ultimi 30 metri. Tutto merito di un fisico d'acciaio, di movimenti da innato specialista, di un senso del gol, di una tecnica, di una potenza fisica e di un'intelligenza calcistica che in pochissimi al mondo possiedono. Solo che, com'è giusto che sia, impresso nella mente dei tifosi e degli addetti ai lavori c'è adesso quell'unicum che si è concretizzato ieri, sul prato del San Paolo. E a fare notizia non è tanto la prima tripletta stagionale, né tantomeno il terzo gol in rovesciata. Ma l'aver frantumato un record che resisteva in Italia da ben 66 anni. E qui viene il bello. Quanti attaccanti hanno lasciato il segno in quasi sette decenni nel Belpaese? Ce ne vengono in mente tantissimi: da Van Basten a Maradona, da Trezeguet a Shevchenko, passando per Ronaldo, Batistuta, Ibrahimovic. Nessuno di loro, nemmeno beniamini "a chilometro zero" come Totti, Del Piero, Baggio, Inzaghi, Toni e Di Natale - giusto per fare qualche nome - è mai riuscito a metterne dentro 36 in un anno solo. E spesso ci si affretta a voler fare paragoni con stelle del calcio contemporaneo come Suarez, Lewandowski e lo stesso Ibrahimovic, quasi a volerne sminuire il talento. Dimenticandosi, in fondo, la cosa più bella: la possibilità di godersi un tale spettacolo, senza dover pensare a tutto il resto. A proposito: eventualmente qualcuno lo avesse dimenticato, Higuain ha avuto un handicap non da poco, ovvero tre occasioni in meno per rimpinguare il proprio bottino. Guarda caso, nelle tre partite che ha saltato per squalifica (Verona, Inter e Bologna), il suo naturale sostituto, Manolo Gabbiadini, ha regalato tre gioie a Sarri e a tutto l'ambiente azzurro. Appare dunque doveroso ripercorrere per capisaldi la carriera di un fuoriclasse che, qualsiasi cosa dovesse accadere nel prosieguo della sua esperienza italiana, occupa già uno spazio importante nei libri di storia. Lo facciamo attraverso i numeri, quelli che da qualche ora a questa parte sono inebriati di leggenda. A lui, potete giurarci, piacciono parecchio.
NOVANTUNO: le marcature siglate fin qui in tre stagioni con la maglia del Napoli. Solo in serie A, 71 in 104 presenze (media di 0.68 a incontro). Il suo è stato un classico crescendo rossiniano: 17 nel primo anno, 18 nel secondo, 36 (!) nel terzo. Detto in soldoni, negli ultimi dodici mesi ha superato il rendimento dei due campionati precedenti messi insieme.
CENTOVENTUNO: i gol collezionati con indosso la casacca del Real Madrid. Tra questi, 107 in Liga e solo 8 in Champions. Con quella stagione (2009/2010) che quasi tutti pensavano non potesse essere migliorata, né eguagliata: 27 centri in campionato in 32 presenze. A pensarci oggi, viene da sorridere.
OTTO: i titoli vinti in carriera. Per la precisione: 3 scudetti, 2 Supercoppe e 1 Coppa del Re con il Real, 1 Coppa italia e 1 Supercoppa con il Napoli. Peraltro, su quest'ultima, il suo marchio di fabbrica preferito: la doppietta. Nessun trofeo alzato al cielo nel biennio al River Plate, agli albori della sua vita pallonara. Ma il merito di aver compreso un concetto molto semplice: nel Vecchio Continente sarebbe presto arrivato il momento degli elogi e dei sorrisi.
DUE: gli argenti conquistati con l'Argentina. E qui, purtroppo, pesano i suoi errori sotto porta e/o dal dischetto. Sia nella finale di Rio contro la Germania (Mondiali 2014), sia nell'ultimo atto a Santiago al cospetto del Cile (Coppa America 2015). Perché sì, anche lui è umano.
VENTIQUATTRO: le reti di destro, otto quelle di sinistro, tre di testa, uno di pancia. Il suo primo inseguitore nella graduatoria cannonieri (Dybala, a quota 19) è stato quasi doppiato. E pensate che il Pipita ha segnato solo due calci di rigore, contro i nove del suo connazionale. Quello che si è appena concluso è stato un campionato emblematico, per chiunque volesse capire a fondo chi è Gonzalo Higuain. Tanti saluti al record di Nordahl: per raccontare alle prossime generazioni le gesta del re dei gol in A, avremo a disposizione una sfilza infinita di immagini e di perle da mostrare. Rigorosamente in HD.