IL BOSKOV DI COSTANTINO

Categorie: Editoriale

Ora che Vujadin Boskov non c'è più, ma ci sarà sempre, mi accompagnano le parole di Costantino Rozzi, presidentissimo dell'Ascoli. Rozzi mi voleva bene, conoscevo il repertorio delle mitiche scaramanzie, momenti memorabili ogni volta che ero inviato nelle Marche. Momenti che ancora oggi mi restano dentro. Rozzi mi parlava sempre di Boskov, una sua scoperta, e mi faceva capire spesso come in fondo il calcio fosse fatto per spendere un sorriso. La genuinità di una vita fa, quando con Rozzi c'era Anconetani e quindi zero spazio per gli scandali, i veleni, le ipocrisie. Pensavo a quelle parole di Rozzi quando da Cesena mi precipitai ad Ascoli: Costantino era volato in cielo, il mio direttore Italo Cucci mi disse di cambiare itinerario. Sono trascorsi quasi vent'anni, mi sembra ieri. Da Cesena ad Ascoli, ricordo che feci l'autostrada col cuore in gola. Mi ritrovai al "Del Duca", un silenzio surreale: tutti sapevano che Rozzi non c'era più, l'Ascoli batteva il Pescara tra le lacrime, ho bene impressa ancora oggi la sagoma di Bierhoff. E a me, in attesa di fare il mio dovere di inviato, vennero in mente le parole di Costantino su Boskov. Geniale, ironico, puro, sapeva sdrammatizzare prima che tutto diventasse una cosa seria. Ora che non c'è più, ma ci sarà sempre, è il caso di dirgli "guarda che il tuo ricordo sarà sempre vivo. E non ci sarà bisogno che arbitro fischi". Ciao, Vujadin: non ti ho mai conosciuto direttamente, non ho avuto momenti professionali, ma è come se ti avessi parlato spesso. Costantino ti sta aspettando a braccia aperte, salutamelo.