La recente intervista di Cristiano Ronaldo ha inevitabilmente fatto molto scalpore dal punto di vista mediatico e ha fatto definitivamente uscire un malessere che rende irrecuperabili determinati equilibri e rapporti. Il Manchester United, inteso come tecnico e squadra, non ne esce assolutamente colpito.
Il progetto tecnico avviato con Ten Hag procede spedito secondo le aspettative. Le due scoppole con Brighton e Brentford sono state archiviate, la reazione non si è fatta attendere: otto vittorie, due pareggi e due sole sconfitte nelle successive dodici gare di Premier League, da evidenziare i successi contro Liverpool, Arsenal e Tottenham. Il secondo posto nel girone di Europa League può essere visto come un passo falso, il Barcellona sarà un avversario ostico e i precedenti non aiutano, sarà il campo a parlare.
Tra preparazione estiva non svolta per intero con la squadra, l'età che avanza e un rendimento realizzativo ben al di sotto delle aspettative, l'apporto dell'asso portoghese si è rivelato insoddisfacente nella prima parte di stagione, non sfruttando quel minutaggio che gli è stato concesso e avrebbe anche potuto condizionare, almeno in parte, le scelte tecniche. I Red Devils, dopo la conclusione della gestione Solskjaer e la deludente parentesi Rangnick, hanno accelerato una ricostruzione già in programma dell'organico, puntando sul valore di giovani in rampa di lancio come Antony, talenti da far crescere vedi Malacia, e profili prossimi all'ulteriore step di affermazione a grandi livelli, in primis Martinez. Soltanto per colmare la storica lacuna qualitativa in mezzo al campo, ci si è affidati all'esperienza di Casemiro ed Eriksen.
Il recupero di Rashford, dal quale Martial sta provando a prendere ispirazione, il precedente acquisto di Sancho, il lancio in prima squadra di Elanga e nelle ultime settimane di Garnacho mettono in risalto una strategia ben chiara, interrotta per motivi extra campo solo nel caso di Greenwood. Dinanzi ad un progetto simile qualunque classe '85 , anche se ci si riferisce ad un fuoriclasse, deve risultare determinante per poter meritare maggiore spazio. Ad un certo punto arriva anche giustamente il momento di allontanarsi progressivamente dalle luci del palcoscenico, mettere la propria carriera al servizio della squadra, dare il buon esempio, senza creare polemiche, nè monopolizzare l'attenzione dei media di tutto il mondo uscendo dal campo quando i compagni stanno ancora lottando in campo.
La carriera di un fenomeno resta indelebile per sempre, quando il libro di storia è però giunto al finale, si vive del presente, i fasti non sono sinonimi di rendita. Il futuro può riservare l'aggiunta di qualche riga di qualità prima della pubblicazione anche cambiando casa editrice, non è previsto andare oltre una certa trama. L'esito finale è noto, ci si arriva in modo diverso senza stravolgerlo, si pone un punto e si va a capo. È lo sport, è la vita. Purtroppo, o per fortuna.
Diego Anelli Direttore www.sampdorianews.net
Foto: Instagram Manchester United