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Il provocatore: “Simeone-Inter-Mancini, il triangolo nì. E se…”

28.05.2016 | 12:00

Il calcio, si sa, non è una scienza esatta. A maggior ragione quando si parla di mercato. A volte però 2+2 può fare 4 anche in questo magnifico circo. Il nostro Jody Colletti, all’interno di questo nuovo spazio, proverà a tratteggiare scenari suggestivi, magari di difficile realizzazione ma comunque al limite della provocazionePensieri in libertà.

 

Diego Simeone, a dispetto di un accordo valido fino al 2020, è uscito allo scoperto in tempi non sospetti, mettendo l’Inter in cima ai suoi desiderata per il prosieguo della carriera: “Un giorno tornerò”, concetto ribadito a più riprese. Il club nerazzurro, speranzoso di definire al più presto l’ingresso di Suning nella compagine societaria, ha memorizzato, gradito enormemente e declinato conseguentemente il verbo. “Un giorno tornerà, ora c’è Mancini”, per la serie il triangolo… nì.

In questo clima da certus an incertus quando (o musicarello anni ’60, se preferite), si staglia maestoso il seguente quesito: di quale giorno stiamo parlando? Il Mancio ha un altro anno di contratto, il che vuol dire che inizierà la stagione da allenatore in scadenza. Situazione poco in linea col carattere del personaggio e non certo ottimale, dato che in Italia, più che i modelli vincenti Heynckes o Guardiola, vanno di moda i flop alla Benitez (Napoli 2015) o i clamorosi dietrofront alla Conte, che nell’estate del 2014 – a ritiro già iniziato – abbandonò la nave Juve quando non poteva sapere che al suo successore Max Allegri, appeal iniziale pari a zero, sarebbero bastati già i primi 10 mesi per spedirlo nel dimenticatoio.

Simeone, dal suo canto, è atteso dall’appuntamento con la storia: a San Siro farà di tutto per prendersi la rivincita, dopo che 2 anni fa a Lisbona accarezzò fino al 93’ la pazza idea di mettere le mani sulla Coppa dalle grandi orecchie, prima che la zuccata di Sergio Ramos aprisse il varco al trionfo dei cugini del Real. E se l’Atletico Madrid uscisse vincitore dal “Meazza”, per il Cholo sarebbe il perfetto coronamento di un ciclo. Nei suoi 4 anni e mezzo sulla riva rojiblanca del Manzanarre, il quarantaseienne tecnico argentino ha vinto 1 Liga, 1 Coppa del Re, 1 Supercoppa di Spagna, 1 Europa League e 1 Supercoppa Uefa. Praticamente tutto a parte la Champions League. Un ruolino da urlo, considerato che stiamo parlando del Paese in cui le due tradizionali grandi da sempre sono abituate a fare man passa, basti pensare che dal 1984-85 a oggi Barça e Real hanno vinto 27 campionati su 32, Atletico miglior terzo incomodo al pari del Valencia, con due successi a testa, e il sorprendente Deportivo La Coruña del 2000 a completare il quadro.

 

Dove vogliamo andare a parare? È presto detto: se stasera portasse a casa la Champions, con quali stimoli resterebbe Diego Pablo alla guida dell’Atleti, sapendo di aver già centrato tutti gli obiettivi con una squadra teoricamente non attrezzata per riuscirci? In così poco tempo poi, per quanto il cash incassato dall’Azerbaijan e dai cinesi del Wanda Group abbia irrobustito parecchio, anche sul mercato, il sodalizio presieduto da Enrique Cerezo. È vero che il legame con l’ambiente Colchonero è simbiotico: da quelle parti il Cholismo – tanto vituperato dagli esteti – è religione, ma le motivazioni contano, eccome. Ecco perché anticipare l’agognato ritorno alla Pinetina, da allenatore dopo il biennio da giocatore a fine Anni 90, potrebbe rappresentare l’ideale per rilanciare con una nuova, intrigantissima, sfida: riportare la Beneamata in alto dopo gli anni di vacche magre post Triplete. Sarebbe anche un modo per farsi perdonare quel gol del 5 maggio, valso alla Lazio il momentaneo 3-2, che fece sprofondare il Biscione nell’incubo. Incastro complicato, certo, ma proprio l’Inter sa che una (ex) Coppa dei Campioni appena levata al cielo può costituire il preludio ad un addio da vincente.

 

Mancini? A differenza del 2008, quando fu defenestrato a beneficio del poc’anzi implicitamente evocato Mou, stavolta se ne farebbe una ragione e resterebbe alla finestra per un po’, in attesa di una nuova opportunità a 4-5 stelle. Oppure, chissà – e qua rischiamo di sfondare il muro del complottismo alla Zeitgeist – potrebbe insinuare qualche ulteriore dubbio alla Figc in merito allo sfiancante balletto nuovo ct. D’altronde il tecnico jesino (che a livello di immagine soddisferebbe anche le alte sfere…), quando gli è stato chiesto della Nazionale, spesso ha mostrato il suo miglior sorriso.

Quel che è certo è che, tuttora, qualsiasi elemento di casa Inter finisca nei pressi di un microfono – da Thohir al custode di Appiano Gentile – non può rifuggire al domandone dell’intervistatore: “Ma Mancini resta?”, che sa molto di “Ma lei, l’aranciata, l’aveva pagata?”. Questione di tormentoni.  

 

Twitter: @JodyColletti

 

Foto: Twitter Atletico Madrid