Era reduce da 18 mesi vissuti praticamente ai margini, 4 presenze in campionato la scorsa stagione targata Zeman-Andreazzoli, 128 minuti raggranellati quest'anno in 7 spezzoni fino a metà febbraio con Garcia in panchina. Tutto lasciava pensare ad un lento trascinarsi fino alla naturale scadenza del contratto, prevista per il 30 giugno prossimo. E invece la ruota di Taddei ha ricominciato a girare, per un rilancio inaspettato. Il 22 febbraio monsieur Rudi lo schiera - da terzino destro - titolare nel vittorioso blitz di Bologna e lui risponde presente. Successivamente, le tre giornate di squalifica inflitte a De Rossi e, soprattutto, il gravissimo infortunio occorso a Strootman gli hanno riaperto a pieno titolo le porte della Roma, prima alternativa in mediana al trio composto da Capitan Futuro, Pjanic e Nainggolan. Il modo migliore per festeggiare i 34 anni compiuti proprio in quei giorni. Ieri infine, nella prosecuzione del match contro il Parma sospeso lo scorso 2 febbraio, Rodrigo, che non segnava dal dicembre del 2011, si è persino concesso lo sfizio di mettere il sigillo sul poker rifilato agli emiliani, andando poi a farsi travolgere dall’affetto della sua curva, lui che da anni si dichiara romano nel cuore oltre che romanista.
Insomma, un magic moment vero e proprio, suggellato dal recente pubblico endorsement del suo mister: “Spero che Taddei rimanga, perché fa la felicità di ogni allenatore. È un professionista di alto livello, munito di una grande tecnica ed è intelligente dal punto di vista difensivo. Ho parlato con lui ad inizio stagione per chiedergli se potevo contare su di lui, non mi sono sbagliato. Avremo tempo per parlare del suo futuro a fine stagione”. Nelle parole del tecnico transalpino è racchiusa la sintesi delle doti del brasiliano di origini italiane, centrocampista versatile che in carriera ha ricoperto praticamente tutte le zone del campo: nato come ala, sulla sponda giallorossa del Tevere è stato impiegato anche da attaccante esterno, terzino, mediano, interno di centrocampo, sostanzialmente ovunque. Il classico jolly polivalente e buono per tutte le occasioni, poiché ha sempre saputo anche difendere.
Un professionista meticoloso, con la cultura del lavoro ma segnato, purtroppo, da un dolore immane che ne ha fortificato ulteriormente la tempra. Era l’8 giugno del 2003 e da poche ore il suo Siena, la compagine che lo aveva portato in Italia, aveva conseguito la prima storica promozione in Serie A dopo 99 anni di storia: Taddei resta coinvolto in un terribile incidente automobilistico nel quale perde la vita il fratello minore, Leonardo. Ventuno anni appena, una vita spezzata in un giorno di festa. Ma Rodrigo, pur con la morte nel cuore, è riuscito ad andare avanti ritagliandosi un posto importante nel calcio italiano, d’altronde non si veste per nove stagioni consecutive una maglia pesante come quella della Roma se non si è dotati di spalle larghe.
Riavvolgendo il nastro, il nostro personaggio del giorno vede la luce a San Paolo, il 6 marzo del 1980, e si forma come calciatore nel blasonato Palmeiras, il top club “italiano” per fondazione della metropoli che gli ha dato i natali, fino a debuttare con la prima squadra dei Verdão agli inizi del 2000. Nell’estate del 2002 il ragazzo saluta la terra del samba, dopo 110 presenze e 7 reti, proprio per rispondere alla chiamata del Siena del compianto presidente De Luca. Nell’arco di un triennio scende in campo 76 volte, con 14 realizzazioni all’attivo, contribuendo - oltre che al salto di categoria dei toscani - anche al mantenimento del patrimonio rappresentato dalla massima serie, con le due salvezze consecutive conquistate nei primi due anni di A.
Il 3 giugno del 2005 viene ufficializzato il suo trasferimento alla Roma, accordo chiuso da tempo, e nella Capitale il tornante non risente del gap ambientale, rispetto alla tranquilla provincia, guadagnandosi subito la fiducia di Luciano Spalletti, ai cui ordini vincerà due Coppa Italia e una Supercoppa italiana, risultando spesso decisivo sugli esterni della batteria dei trequartisti del 4-2-3-1 escogitato con successo dall’allenatore di Certaldo. Con Ranieri, Zeman e Luis Enrique (parentesi Montella e Andreazzoli incluse) non arrivano grandi soddisfazioni a livello collettivo, ma Rodrigo Ferrante quando viene chiamato in causa si fa sempre trovare pronto, in aderenza ad una delle espressioni più in voga del gergo degli spogliatoi. Chiudiamo con un suo significativo virgolettato di ieri: “L’esultanza smodata? Mi faceva piacere andare ad esultare con i miei tifosi, loro mi hanno sostenuto in questi anni e io li ho ringraziati così. In occasione del gol sono stato fortunato, oltretutto sono molto contento perché in tribuna c'era la mia famiglia. Festeggiamenti per il compleanno di Pjanic? Oggi tutti a casa, domani c’è allenamento, il compleanno di Miralem lo festeggeremo la settimana prossima, fra quattro giorni c’è il Cagliari”.
Ha ragione Garcia, avercene di giocatori così.