IL SIGILLO DI SCHWEINSTEIGER, MONUMENTO BAVARESE

Basta un piattone per salvare una stagione? Probabilmente sì, se ti chiami Bastian Schweinsteiger e hai vissuto un’annata travagliata come non mai. Ci riferiamo al gol realizzato sabato pomeriggio all’Hertha Berlino: assist radente di Weiser, destro di prima intenzione e palla sotto l’incrocio dei pali difesi dall’incolpevole Burchert. Il sigillo finale, l’anticamera del trionfo ufficialmente sancito 23 ore dopo da Max Kruse, l’alfiere del Borussia Moenchengladbach che ha steso il Wolfsburg all’ultimo respiro dell’ultimo posticipo domenicale. Nulla di inaspettato, sia chiaro: il Bayern ha meritato il Meisterschale dominando il torneo sin da subito e i 15 punti vantati sui lupi, a quattro giornate dal termine, rendono l’idea del disarmante strapotere bavarese.



Un classico sugli schermi teutonici, negli ultimi tre anni ma anche in generale: basti pensare che delle 52 edizioni della Bundesliga a girone unico la compagine di Monaco ne ha vinte 25. Per la serie il Bayern davanti e dietro tutti quanti. Inevitabile, dati i differenti rapporti di forza sia tecnici che economici con il resto dei competitors.

Tornando al nostro personaggio del giorno, abbiamo già accennato ai problemi occorsi quest’anno a Schweini, il cui ruolino parla da sé: appena 16 presenze in campionato, 21 considerando Champions League e DFB-Pokal. Soltanto nel 2002-03, quando venne catapultato in prima squadra da Ottmar Hitzfeld, aveva raggranellato meno apparizioni, 17 in totale. Prima un brutto guaio al tendine rotuleo che lo ha fatto fuori fino a metà novembre, poi un fastidio alla capsula articolare, con in mezzo la lunga pausa invernale della Bundes, ed ecco spiegato il perché di prestazioni non sempre all’altezza degli abituali standard.



Per il resto la carriera di Bastian ha costituito la sintesi dell’indispensabilità. Dopo aver mosso i primi passi nell’Oberaudorf e soprattutto nel Rosenheim, il versatile centrocampista, nato l’1 agosto del 1984 a Kolbermoor (piccolo comune della Baviera che ha dato i natali anche al mitico Paul Breitner), è entrato nel settore giovanile dei Die Roten  nel 1998, all’età di 14 anni. Dall’esordio datato 13 novembre 2002 (quando sostituì il leggendario Mehmet Scholl nel preliminare di Champions contro il Lens) ad oggi, Schweinsteiger ha vestito la maglia del FCB per 494 volte in gare ufficiali, trovando la via della rete in 66 occasioni.

Monumentale il palmarès: 8 Bundesliga, 7 Coppe di Germania (DFB-Pokal), 2 Supercoppe nazionali, 2 Coppe di Lega tedesca, 1 Champions League, 1 Supercoppa UEFA, 1 Mondiale per club e IL Mondiale vinto in estate in Brasile con la sua Germania, della quale - dall’alto delle 109 presenze e 23 gol - è divenuto capitano lo scorso settembre dopo l’addio di Philipp Lahm. Praticamente Basti ha vinto tutto, gli manca soltanto l’Europeo con la Nazionale posto che difficilmente il Bayern competerà mai per l’Europa League.



Alla voce delusioni vanno annoverate, invece, le due finali della ex Coppa dei Campioni perse nel 2010 e nel 2012 per mano, rispettivamente, di Inter e Chelsea. Nel secondo caso si trattò di un vero e proprio dramma sportivo, dal momento che i bavaresi si videro sfuggire il trofeo più ambito proprio davanti al pubblico amico dell’Allianz Arena, teatro designato per l’ultimo atto di quella edizione.

Per quanto riguarda il suo futuro, la stampa estera ha spesso parlato di rapporti non idilliaci con Guardiola, ma la realtà è ben diversa: quando è stato disponibile, Pep lo ha impiegato nel 90% dei casi da titolare, riuscendo a ritagliare costantemente uno spazio alla bandiera di casa nel suo canovaccio. Recentemente per Schweinsteiger si è parlato di un possibile futuro in MLS, con i New York Red Bulls pronti ad accoglierlo nel 2016, alla naturale scadenza del vincolo con il club della sua vita. Nel calciomercato di oggi tutto è possibile, l’imminente connubio Gerrard-Los Angeles Galaxy lo comprova da ultimo, ma sinceramente immaginare un Bayern senza il trentenne Bastian oggi sembra complicato: in pochi al mondo abbinano qualità, quantità, esperienza e duttilità sulla mediana come lui: lasciarlo andare sarebbe quasi delittuoso. 

Foto: t-online.de